Sconosciuti alla Grande Storia - come molti
CST acronimo per 'Corpo di Sicurezza Trentino' - Trientiner Sicherungsverband in Tedesco, identifica un'atipica formazione paramilitare nata sulle rovine dei' 8 settembre 1943 che vide un proliferare di corpi armati ciascuno che rivendicava o si ispirava ai principi della fedelta al patto stretto con la Germania nazista: Lo stato di assoluta confusione rimase fino al momento nel quale si impose la volontà di Hitler e la sua visione di Grande Reich che radunasse tutte le popolazione lingua tedesa e la Regione Trentino Alto Adige fino a 25 anni prima ricadeva sotto l'autorità Asburgica.
La MVSN nata nel '23 sciolta dopo la caduta di Mussolini, sostituita dal nascente Esercito Repubblicano di Salò, a sua volta integrato/affiancato nel dicembre 43 dalla GNR comandata da Ricci e da altre formazioni o Bande Armate quali la X MAS dei Principe Borghese e le Brigate Nere di Pavolini : poi la Wehrmacht impegnata nella difesa dei fronte sud, e infine nel coarcervo istituzionale nel quale era precipitata l'Italia, anche il Trentino- Alto Adige non fece eccezione, tutt'alto!
Con tempismo teutonico il Commissario o meglio il Gaulaiter per il Titolo /Alto Adige, Hofer istituì, nel mese di settembre la “Zona di Operazione delle Prealpi” omeglio conosciuta con il nome di ' Alpenvorland Zone' , che incorporava di fatto al territorio del Reich, le Provincie di Bolzano-Trento e Belluno.
Si pose subito il problema della destinazione delle classi di leva 21-23 . Arruolarli nelle forze combattenti del Reich?
Solamente con l' intervento del Commissario / Prefetto Adolfo de Bertolini, apprezzato ma anche contestato per la scelta di mediare con i tedeschi, si giunse al compromesso di utilizzare la forza reclutata sul territorio dei compiti di ordine pubblico, di sicurezza interna, di tutela della popolazione verso possibili moti e disordini previsti e prevedibili, con l'assoluta proibizione di un loro coinvolgimento in azioni prettamente militari.
I Tedeschi aderirono a qeusta formula, anche se va detto che alcune unità furono impiegate in compiti anti guerriglia ( ma per la visione Tedesca, sempre di ordine Pubblico si trattava).
Alcuni reparti dei II Battaglione CST furono impegnati nel sanguinoso rastrellamento dei Monte Grappa che provocò centinaia di morti nelle file Partigiane
L'obiettivo era di disporre di una forza di 6.000 uomini addestrati e inquadrati in tre battaglioni tra i mesi di febbraio - luglio del 1944.
Il contingente non raggiunse mai la completezza degli organici anche se si stabilizzò sulla cifra non disprezzabile di 5.600 effettivi.
La forza paramilitare assunse compiti tra loro diversi, da polizia (l' Arma dei carabinieri era stata sciolta) , come guardie di custostia, vigilanza sul territorio, con compiti di ricerca e cattura piloti abbattuti e paracadutatisi, dei la radotta detenuti, da porre a guardia di obiettivi sensibili, quali caserme, ponti, strade, linee ferroviare. E non ultimo un loro impiego nella FLAK che stava assumendo un'importanza sempre più crescente e vitale per la tenuta del fronte.
Partecipò (Il III Batt.ne) a rastrellamenti antiguerriglia partigiana ma non si hanno notizie di azioni rilevanti. Fu impiegato nei territori immediatamente confinanti quali la Val d' Alpone, la Val d'Illasi e altre località della zona dell' Alpenvorland.
Furono arruolati anche cittadini alensi nel III. Battaglione con sede a Rovereto e competenza nella Bassa Vallagarina e Altogarda oltre che nelle località viciniori.
Si ricordano : Virgilio Cordioli, Mario Maranelli, Nave Elio (Prabubolo)*, Marco Deimichei, Vito Fracchetti.
Di Cordioli venne ricordato un episodio che lo vide protagonista con il concittadino Domenico Cutrì al quale Cordioli salvò probabilmente la vita, e che lo stesso Cutrì riportò in uno dei primi numeri de I 4 Vicariati
Di Marco Deimiche e Vito Fracchetti , la memorialistica ha ricostruito i fatti, espresso opinioni considerazioni, sviscerato ogni possibile dettaglio.
L'episodio che vide la morte e due giovani, ricordati in una lapide sul luogo dove avvenne l'uccisione, vide protagonista anche Mario Maranelli ; colpito dal fuoco tedesco , salvatosi per circostanze fortunate ( la coperta fermò i colpi della raffica di MP 40, che essendo proiettili in cal. 9mm ma “corto” per pistola, non possedevano un forte potere di penetrazione. Portato a Rovereto venne risprmiato .
Molti Storici ** analizzarono la vicenda dei CST e giunsero a conclusioni non controverse ma sospesero il giudizio sull'effettivo contributo alle vicende belliche. Sicuro rimane Si fatto che 5.600 giovani evitarono l'arruolamento nella GNR, scamparono alle deportazioni in Germania come lavoratori coatti, evitarono l'arruolamento nelle imprese quali la Todt e la Pohl,e conclusero gli ultimi 18 mesi di guerra in una situazione “ibrida” ma relativamente sicura.
Quando nel anni '60 il Parlamento emanò la legge 336 che riconosceva agli ex militari, combattenti o meno anche solamente richiamati per un solo giorno, ai fini pensionistici, non importava, dal 7 ai 10 (se invalidi) anni di contribuzione avvenuta.
Un modo dei svecchiare la pubblica Amministrazione perchè la Legge era applicata solamente ai dipendenti pubblici. (sic!) ***. in quel momento si ripropose la definizione giuridica degli apparteneneti al CST e alla FLAK. Non soldati o comunque lo furono sotto un'altra bandiera, non combatterono, nel modo tradizionalmete inteso, E allora che farne?
Fu l' incessante azione politica di Bruno Kessler e Enrico Bolognani, importanti rappresentanti della DC Trentina, che si fece carico di sciogliere con opportune argomentazioni e documentazioni presso la Commissione Parlamentare ( con il fondamentale aiuto di Flaminio Piccoli - pezzo da 90 della DC Nazionale- a sciogliere positivamente la quesione con il riconoscimento di militari a tutti gli effetti a quanti militarono nel CST o nella FLAK.
Per inciso sia Kessler che Bolognani prestarono servizio nella FLAK, 'spolettatore ' (?) Si primo, servente al pezzo il secondo.
Particolarmente attivo fu Bolognani nell'azione di informazione agli ex compagni, nel fornire chiarimenti, suggerimenti indicazioni e raccomandazioni. Il suo uffico allora in quegli anni attiguo al mio, era diventato una specie di Patronato.
La documentazione fotografica è tratta dal Volume di Sergio Tonelli relativo alle vicende dei III battaglione
* probabilmente si tratta di Elio Nave da Pianizzol
**Karl Stuhlpfarrer – U. Corsini - A.Piero - A.Rossaro
*** Mio padre richiamato 10 volte dal 1936 al 1943 e internato due anni in Germania ottene la Croce di Guerra, mio zio con 1 mese sul fronte Occidentale godette di un prepensionamento di 7 anni. Nessuna invidia ma una strana concezione delle Stato per isuoi Cittadini.
Carnevale e quaresima
Estate, tempo delle feste all'aperto, dei raduni musicali, e ritrovi sportivi e ludici, insomma un tempo nel quale compendiare le molte esigenze e aspettative delle parti, diventa cosa ardua per gli organizzatori, per quanti voglio divertirsi e i cittadini residenti nelle vicinanze dei luoghi preposti agli eventi.
Difficile, ma non impossibile e soprattutto doveroso, per le forze dell'ordine esercitare una vigilanza, ma estremamente complicato per l'Amministrazione Comunale rilasciare le indispensabili autorizzazioni, definire con buona approssimazione il discrimine tra il diritto alla quiete e il diritto al divertimento, saper individuare la tipologia della richiesta, valutarne la compatibilità complessiva, tracciare il profilo d' affidabilità dei richiedenti, giudicare l'utenza, definire il target e agire di conseguenza.
In mancanza di un Regolamento Comunale che consideri, se non tutte le tipologie di eventi, almeno i contorni generali entro i quali muoversi, fanno fede le norme generali, opportunamente adattate alle caratteristiche del luogo, della manifestazione, del pubblico, dell'impatto sulla viabilità, una attenzione particolare sulla presenza di minori, sulla somministrazione di alcoolici, sui rischi per l'ordine pubblico e un'infinità di altre considerazioni che si concludono con la formula di rito : “ Si da mandato agli organi competenti di vigilare ecc. ecc......”.
Stendere un Regolamento per questo genere di manifestazioni non è cosa semplice ma la mancanza di una specifico spazio per i ritrovi, rende ancor più complesse le scelte.
Questo il procedimento normalmente seguito e certamente adottato anche per la manifestazione recentemente svoltasi al Parco Bastie e che ha visto come clou della festa, ' l' apparizione delle forze dell' Ordine ' e non una sola volta dei controllo ma molte altre e non solo dei ordinaria routine bensì dei sedare le degenerazioni che non di rado accompagnano raduni dove musica, qualche bevanda in eccesso, riscaldano gli animi.
Uno spettacolo sconsolante, non certo un buon viatico per la prosecuzione di un rapporto di reciproca fiducia e tolleranza.
Come nell'ordine delle cose risulta complicato “salvare i cavoli degli organizzatori con la capra dei residenti,” . Fuor di metafora si può dire che sono venuti a mancare il buonsenso da una parte e la tolleranza dall'altra.
Ma quello che a detta di testimonianze e impressioni raccolte è mancata è stata la vigilanza nell' applicazione delle norme di buon senso e di rispetto delle regole e altro ancora.
Capita, non di rado, che gli organizzatori, nel procedere della festa si lascino trasportare dall'entusiasmo, scivolando in qualche eccesso: un volume che tende a superare i limiti, qualche schiamazzo di troppo, una parola in eccesso ed ecco che una festa nata all'insegna del divertimento lascia un pericoloso strascico di malumori e insofferenza non lontana dal tramutarsi in intolleranza , (reciproca).
Per quanti abitano nelle vicinanze e il Parco Bastie cui facciamo riferimento è un parco Centrale come più non si potrebbe circondato com'è sui quattro lati da abitazioni.
Una coabitazione quanto mai improbabile e iniziative di questo tipo sono fatalmente destinate ad alimentare il fastidio e l' intolleranza.
Il risultato? Come nella recente kermesse del 5-6-7 agosto arriva puntuale l'intervento delle forze dell'ordine.
Non una buona conclusione per l' immagine dell' Amministrazione, neppure per la città e per le parti in causa.
Soluzioni? Si valutino con attenzione e con il criterio 'del buon padre di famiglia' la tipologia di ogni singola richiesta, riguardo alle caratteristiche, alla compatibilità e opportunità generali. In relazione a queste e a molte altre considerazioni si rilasci o meno l'autorizzazione, si stabiliscano le prescrizioni, i limiti e ci si adoperi perché vengano osservati ; cosa ancor più opportuna, si assegnino gli spazi compatibili e se quelli richiesti non dovessero presentare le caratteristiche idonee, beh, allora le soluzioni sono solamente due: si nega l'autorizzazione o si reperiscono luoghi consoni anche in periferia e anche di privati.
La convinzione artificiosa che il Parco Bastie possa essere adatto a tutto ci sembra uno stravolgimento della funzione primaria dello stesso e la mancanza di spazi idonei ad accogliere manifestazioni rumorose, costituisce solo un'aggravante delle responsabilità, anche perché la festa non finisce con la chiusura degli stand, del bar, della musica, ma si dilata di qualche altro giorno per ripristinare ordine e decoro.
Ogni Comune è dotato di un piano per l'inquinamento acustico, by-passato da deroghe e complici silenzi, nella fattispecie delle ore notturne, vale a dire dopo le 22 c.a. la soglia del rumore è fissata in 45 db.
Nella circostanza in oggetto, la deroga concessa è stata elevata a 75db prolungata nel tempo fino alle ore 01.30. Scelta opportuna ?
A titolo esemplificativo si riporta in calce una tabella di comparazione tra cause, intensità e percezione del rumore nell'uomo.
Dalla stessa appare evidente che 75 db nelle ore, nelle quali anche psicologicamente la soglia della sopportazione si abbassa, sono effettivamente tanti, forse troppi. Il limite è stato osservato? Sono stati fatti rilievi strumentali? Era presente un presidio delle forze dell' ordine? La sola presenza costituisce da sola un deterrente agli eccessi.
Dovrebbe prevalere come detto il reciproco buonsenso e la tolleranza, evitando , se possibile, salvo forme di acclarato fastidio e disturbo, di far intervenire delle forze dell'ordine, fatto destinato a non quietare gli animi.
La macchina della P.A. sembra dimostrare incertezza di fronte alle aspettative della popolazione .
La volontà degli Amministratori di far convivere iniziative che alimentano la lodevole vivacità del tessuto cittadino con altre spesso opposte esigenze, non si dimostra sempre efficiente.
Un esercizio di equilibrismo? Senza dubbio.
Un po' di buonsenso da parte di tutti, un' attenta verifica della compatibilità di quanto richiesto, sono formule di facile attuazione anche se complesse sull' opportunità e convenienza politica. Da non da trascurare, la ricerca di uno spazio idoneo.
Accettare per qualche sera l'anno (non troppe) la volontà e il desiderio di giovani e giovanissimi di vivacizzare l'estate ritrovata, potrebbe rappresentare l'atteggiamento più equilibrato, fermo restando il rispetto delle norme di civile convivenza.
….e l'ultimo chiuda la porta.
Bongiorno concittadini,
mi sembra doveroso e cortese compiere un gesto di affetto, per informarvi che con un po' di fortuna, riuscirò a rimanere con voi almeno fino alla fine dell' anno, trascorso il quale gli acciacchi e le precarie condizioni di salute che mi affliggono, imporranno il mio ritiro nel muro che per tanti decenni mi ha dato appoggio e riparo.
I mie colori sfumano e lentamente, nel posto che ora occupo rimarrà una informe macchia di malta o forse una pubblicità o un' indicazione turistica verso cose ritenute più nobili e meritevoli di me.
Eppure vi ho protetto, dato conforto, ho reso più leggeri i vostri passi al ritorno dalle dure giornate di lavoro nei boschi della Valbona, ho ascoltato le preghiere e raccomandazioni delle tante affaticate donne che con le loro ceste di panni da lavare , si recavano alla Roggia e che risalendo sfinite “el ponteròn” , adducendo a motivo una preghiera, si riposavano ai miei piedi.
Con la medesima cura riversavo il mio sguardo protettore sui boscaioli che si recavano all' Ala per la raccolta del legname dalle acque del torrente e accatastarlo sul Perlè.
Eravamo in tanti, un tempo non proprio lontanissimo; alcuni di voi conserveranno certamente il ricordo. Con i capitelli votivi, le immagini devozionali , qualche voto, gli immancabili fiori di campo. abbellivamo le facciate delle case del vecchio Borgo.
Trasmettevamo fiducia e conforto , insegnavamo le virtù e indicavamo la retta via, ammonivamo e ricordavamo fatti ormai stinti e perduti, eravamo il ringraziamento per scampate calamità e pericoli. Rappresentavamo quel ringraziamento che la fede vi suggeriva
Uno ad uno , anche noi ci siamo consumati nel lungo cammino del tempo, coltivando come tutti i mortali la speranza di essere ricordati, conservati, curati, di essere ancora oggetto dei vostri sguardi, delle vostre attenzioni.
Il tempo, il clima, l'incuria, la disinvolta dimenticanza di chi avrebbe potuto e dovuto provvedervi , hanno fatto si che uno ad uno svanissimo nel nulla, lasciando forse qualche foto in bianco e nero, qualche ricordo, un filo di rimpianto e di recriminazione postuma.
Ma il lassismo ha prevalso, altre le priorità. Più in alto si spingevano le ambizioni. Chi mai poteva interessarsi della nostra sopravvivenza? Reperire qualche somma . Abbiamo visto disattenzione, ignoranza e peggio ancora l' ipocrisia che accompagnava con preoccupazione la nostra sparizione.
Qualche mio compagno di viaggio fu oggetto di svogliate attenzioni; non dico sia stato più fortunato visti gli esiti, Nonostante, anzi forse proprio grazie ad interventi malriusciti, alcuni di loro hanno da tempo imboccato la strada della sparizione in maniera molto ma molto più rapida di quanto non stia succedendo a me.
Qualcuno si giustificherà adducendo il fatto che non eravamo figli della mano di Michelangelo, ma dozzinali prodotti di artigiani locali e commissionati per rispondere a qualche voto. Potrebbe anche essere così ma siamo figli di quel tempo di quella sensibilità, di quella devozione e cultura. Siamo figli di un Dio Minore, è vero, servitori modesti di povere facciate. Ma abbiamo rappresentato la storia di questo paese prima e città poi.
Ala non era fatta di soli palazzi, anzi il nostro spazio, il nostro mondo era povero e laborioso, condividevamo i luoghi con famiglie numerose, con gli animali , con la fame e la miseria, eppure fu da quelle case aggrappate attorno alla Chiesa che rotolò a valle quella ricchezza che permise ai palazzi di sorgere.
Non importerà a nessuno , qualcuno esprimerà dispiacere e accamperà le banali giustificazioni che conosco, tanto banali , quanto ipocrite.
Beh, comunque fino alla fine dell' anno credo di essere in grado di accogliervi degnamente.
Un saluto
Ancora il Torrente Ala, ancora la Valle dei Ronchi nei desiderata della P.A.
Il tarlo non segue mai un percorso diritto, devia spesso, forse per far perdere le tracce.
Questo sembra essere il comportamento dell' Amministrazione Comunale di Ala : elaborare un progetto a lunga scadenza, molto complesso e altrettanto generico usando termini come “valorizzazione” “crescita della conoscenza” “evolusione tecnologica”........, fissare cioè un obiettivo in forma vaga frazionarlo in tante piccole parti per distogliere l'attenzione da dai reali intendimenti.
Una indeterminatezza che si esprime su due livelli, quello politico/informativo e quello burocratico sfruttando la grande potenzialità di camuffamento delle “Determinazioni del Dirigente” , quei provvedimenti spesso “omnibus”, quindi inestricabili e non certo nelle corde di una facile lettura .
.Un nuovo logo: “IngarbugliALA”.
Prima il "sentiero ciclo pedonale" - una follia semantica - , ora lavori per monitorare le portate del Torrente Ala, in funzione, si dice nella Determinazione, dell'acquedotto. Al momento si conosce solo il posizionamento di una lastra metallica sull'attuale sbarramento delle Acque Nere.
Ma il progetto è molto più ambizioso . L'approvvigionamento idrico, grazie alle recenti disposizioni potrebbe convivere con un impianto per la produzione di energia idroelettrica.
Sarebbe possibile prelevare per uso alimentare la cosi detta " acqua turbinata" , attinta a valle dell'impianto medesimo.
Costruito dove? la domanda non può che essere rivolta al Primo Cittadino depositario del futuro del territorio.
Una ad una le tessere trovano la loro collocazione. Sbizzarriamoci ( forse non proprio) con delle ipotesi che verranno liquidate come fantasiose, salvo magari trovare compimento nel tempo: non sarebbe la prima e neppure l' ultima volta.
Vediamo:
Sentiero da Passo Pertica, “da Adige ad Adige” , stazione di rilevamento portate del Torrente , progetto - dichiarato nel programma di governo comunale - di sfruttamento idroelettrico delle acque del Torrente Ala, ipotesi per un nuovo acquedotto, iniziative per lo sviluppo turistico con la ristrutturazione dell'handycamp dei Ronchi ( una buona cosa), sicuramente un sistema per l'irrigazione delle colture in quota. Anni addietro si prevedevano circa 40-50 mc/giorno.
Non male un agritur in Valle o meglio, un punto di ristoro per i biker e altri veicoli a due ruote discendenti da Passo Pertica, la costruzione - pensata - di un "Ponte Tibetano" sul rio Penez per congiungere Malga Brusà alla loc Schincheri (privata), il “Parco Acquatico” alla foce del Torrente, (ecco una buona cosa) forse, il Ponte il loc Perlè quale congiunzione della ciclabile con l'appetibile zona dell'ex cantiere.
Anni or sono, non molti, un Assessore propose la copertura del Torrente Ala nel tratto Chiesa di S. Giovannino e il Centro Commerciale per ricavare posteggi. Ma l'ipotesi non sarà certo sfuggita alla " vis aedificandi" * che sembra animare questa amministrazione. Tutte le Città considerano una grande risorsa avere un corso d'acqua che le attraversa. Tutte .
Ribadiamo che la presentazione, volutamente frazionata sembra avere il solo scopo di rendere i singoli progetti innocui e poco impattanti, ma è la Valle del Torrente Ala a costituire terreno per un intenso variegato, dissacrante e deturpante sfruttamento
* Irrefrenabile desiderio di costruire, su ogni spazio, in ogni luogo, in ogni circostanza qualsiasiscopo e inutilità.
PUO' ACCADERE ANCHE QUESTO SE ALLE CERTIFICAZIONI AMBIENTALI OTTENUTE
NON SEGUONO AZIONI COERENTI.
L' amministrazione comunale di Ala manifesta le sue intenzioni per lo sviluppo turistico della valle di Ronchi con questa delibera, la cui lettura è indispensabile per comprendere il perchè della opposizione manifestata dalla Sat e dall'Associazione Tutela Territorio ad un intervento destinato a snaturare forse l'ultimo angolo di territorio comunale non ancora sacrificato alle "valorizzazioni".
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Cari lettori,
dopo un silenzio che dura da molto tempo, suggerito dalla situazione che conosciamo e che sposta giustamente le attenzioni verso altri problemi, anche per la sollecitazione di molti cittadini e la collaborazione di altri , riteniamo, alla luce di nuovi preoccupanti sviluppi nel settore delle discariche che ritenevamo a torto e ingenuamente di aver superato, di dover riprendere il ruolo di una minima informazione , mancando totalmente e pericolosamente quella istituzionale.
Questo inusitato improvviso evolversi di una situazione così delicata portata conoscenza in modo casuale , l'insediamento ormai da sei mesi del Nuovo Esecutivo Comunale stranamente silente e quiescente, che naviga a luce spente, fermandosi nei porti solamente per distribuire corone di fiori e raccogliere applausi, il proliferare di cantieri piccoli e grandi, la ridondanza di comunicati stampa vuoti e fuorvianti e una ancora non rodata opposizione, ci hanno suggerito la pubblicazione di un' analisi e di qualche considerazioni.
Accusati di essere contrari e critici “ a prescindere” vorremmo dimostrare a chi ci governa che la critica e l'elogio possono e devono convivere. Scriviamo anche per quelle voci che non possono esprimere una contrarietà non disponendo dei mezzi di comunicazione, per contrastare una narrazione non di rado a senso unico, molto selettiva ed auto elogiativa, fatta con un linguaggio autoreferenziale e paternalistico che imbarazza e che è sicuramente frutto di qualche zelante collaboratore .
La stessa insistente apparizione di notizie che sembrano selezionate per mettere in bella vista l'amministrazione è un segnale non tranquillizzante.
“La vocedeltrentino” quotidiano on-line è presente con un ruolo che riteniamo non adeguato, conforme e forse non casuale utilizzando come veicolo comunicativo un sito di FB con intenti diversi.
Le troppe voci unidirezionali , la eccessivamente monopolistica regia , la composizione monolitica e per nulla pluralistica della redazione del giornalino del comune, suggeriscono di riprendere l'esercizio di una necessaria integrazione all'informazione.
Non preconcetta ma neppure inchinata e come si vorrebbe, senza bavagli e senza nulla da chiedere se non dare la giusta tonalità alle fotografie troppo olografiche che vediamo e ovviamente senza alcun sconto.
E’ infine preoccupante quanto foriera di cattivi presagi la conferma che ad Ala nella sua periferia sud nell'area che fu sede della vecchia discarica rifiuti negli anni 70, sorgeranno due complessi per il trattamento di rifiuti che dalla tipologia autorizzata variano da inerti a ceneri, residui di carbone legname e citando anche la parola “ mercurio”.
Autorizzazioni concesse non ieri e neppure dalla sola PAT. Il comune di Ala era a conoscenza fin dal gennaio 2020, in piena vertenza per la discarica di Pilcante, senza alcun cenno neppure al Comitato , trattava insediamenti in altra zona. Una operazione equivoca e di una scorrettezza incredibile.
Un' operazione sottotraccia quindi, non portata a conoscenza del Comitato che chiaramente non aveva compiti limitati alla sola discarica di oltre Adige ma in tutto quanto in materia di rifiuti avveniva sul territorio.
Un comportamento che mina la fiducia in questa neo insediata amministrazione che naviga nel più totale silenzio radio, refrattaria e impermeabile alla comunicazione e ad una informazione non filtrata e vagliata a monte.
Altre discariche quindi sul territorio ben due concessioni con lo stesso amministratore fanno legittimamente preoccupare. Ma più di tutto indigna il comportamento dell'amministrazione che sapeva e taceva, che agiva sottotraccia evitando di dare rilevanza alla cosa.
Perchè questo silenzio? Qualche correlazione? Qualche attinenza con il detto che una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso? Sapeva il Comitato ? Ora quella indefinita ragione si è materializzata. Si devono gestire ancora i problemi dei rifiuti. Vedremo come
Neppure una riga a mezzo stampa, certo parlare di rifiuti a ridosso della vicenda Cave di Pilcante è toccare un nervo scoperto, anche se il comportamento tenuto è inqualificabile.
Altri rifiuti, con quali garanzie? Quelle date a suo tempo? Meglio non fidarsi. Saranno gli abitanti di Sdruzzinà a dover raccogliere firme.
Continueremo poi con uno scritto suggerito da una improvvisa e sorprendente dichiarazione del nostro Primo Cittadino riguardo al mancato amore dei cittadini di Ala verso la propria città. Scritto al quale aggiungeremo anche il problema rifiuti e la scarsa o meglio nulla trasparenza.
l’ Associazione
Dalla pagina Facebook del gruppo “Convivere con orsi e lupi si può?”
Il post di Angelo Maggioni:
Ciao a tutti, sono rimasto nei giorni scorsi molto colpito dall'intervista rilasciata dallo zoologo Luigi Boitani, in cui affermava che il progetto Life Ursus è stato egregiamente gestito; che M49 è un BULLO da fermare e che per un giovane orso come lui era meglio la soppressione che la prigione.
Ho chiesto un parere al Dottor OSVALDO NEGRA, Zoologo, mediatore culturale per la Biodiversità ed Ecologia presso il MUSE, Museo delle Scienze di Trento.
Quelle che seguono sono le sue riflessione. Lo ringrazio di cuore per la disponibilità
Gentile Angelo,
La ringrazio per la fiducia accordatami e cerco di darLe un paio di risposte da zoologo che non si è mai esplicitamente occupato di orsi ma che tenta di leggere le vicende in chiave etologica:
1. Life Ursus è (stato) un progetto europeo a mio avviso egregiamente condotto: la sua finalità era ristabilire una popolazione vitale di orso bruno nelle Alpi Orientali Italiane (leggi: Trentino) a partire dalla popolazione geneticamente più affine, quella sloveno-croata. Sono stati reintrodotti 10 esemplari (3 maschi e 7 femmine) e, a distanza di circa 20 anni la popolazione supera i 60 e si automantiene bene; il progetto è stato dunque efficace e, per inciso, prevedeva la collaborazione di regioni e province limitrofe nell’ “assorbire” la dinamica di popolazione e gli spostamenti. Il Progetto si è comunque concluso da un pezzo ed ora ci troviamo in una “banale” fase di gestione di una popolazione ursina da parte di una provincia da due anni una giunta leghista) che è dichiaratamente avversa ai grandi carnivori (in campagna elettorale sbandierava la tutela del patrimonio zootecnico come cavallo di battaglia per l’elettorato agro-pastorale) e preferisce accentuare i conflitti fauna-abitanti (di modo che questi ultimi, esacerbati, ne chiedano l’eliminazione o l’allontanamento) piuttosto che utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall’UE per la mitigazione del conflitto (vedi il Progetto LIFE Wolfalps).
2. “Bullo” è un termine antropomorfizzante, non mi piace usato per un animale che non sia un grosso primate come uomo o scimpanzè (forse Boitani lo usa per esigenza di sintesi); di sicuro M49 è un maschio adulto giovane (un giovane adulto) di carattere sicuro e grande esploratività comportamentale, come tutti i maschi giovani, alla ricerca di territori ricchi di opportunità e di presenza di femmine.
Come i lupi (e i cani!), gli orsi hanno notevole eclettismo alimentare ed imparano rapidamente l’accesso a risorse “facili” (ovviamente non distinguendo tra specie selvatiche e animali domestici…).
Anche per sua storia individuale, M49 ha imparato che pecore, capre o bovini possono essere prede di agevole abbattimento e si rinvengono attorno alle malghe, quindi è diventato un orso che tende a “frequentare” le malghe alla ricerca di potenziali opportunità alimentari. Non è un esemplare intrinsecamente pericoloso (non ha mai mostrato interesse per l’uomo, né è mai stato autore di attacchi, nemmeno simulati), ma le sue abitudini alimentari lo espongono al contatto ravvicinato con l’uomo e quindi all’eventualità di incidenti conseguenti –anche, come spesso accade- a comportamenti sbagliati da parte della nostra specie.
3. Da zoologo ammetto che possa talvolta sussistere la necessità di abbattere un animale palesemente pericoloso (=sacrificherei un orso pericoloso pur di garantire il non rifiuto da parte della collettività nei confronti della popolazione di orsi in Trentino), ma aborro come lei l’idea che questa rappresenti una “scorciatoia” o una soluzione di comodo. Gli orsi sono animali dal comportamento plastico ed, entro certi limiti, è possibile cercare di modificare le loro abitudini tramite operazioni di dissuasione (spari con proiettili di gomma, inseguimento con cani da orso della Karelia, ecc.). Ora, per quello che ne so, M49 ha subito solo 4 episodi di dissuasione, evidentemente insufficienti. È palese che mettere in atto una pratica di dissuasione costi denaro, energia e personale qualificato (e la provincia di Trento li ha), ma una dissuasione ben condotta potrebbe forse permettere a M49 di continuare a vivere in natura (personalmente, lo avrei ri-dotato di radiocollare e lasciato libero nei Lagorai, area dove è avvenuta l’ultima cattura, complessivamente a bassa pressione antropica). Tenere recluso a vita M49 ha comunque un costo elevato e, etologicamente parlando, è a mio avviso inaccettabile: costringere animali selvatici che hanno home-range di decine o centinaia di km quadrati in un terzo di ettaro è a tutti gli effetti maltrattamento (e piuttosto che recluso a vita, io preferirei per lui abbattuto o eutanasato): in sintesi, per la mia lettura da zoologo, l’abbattimento deve rappresentare –con rammarico e senso di insuccesso- l’ultima ed extrema ratio cui ricorrere solo quando tutte le altre vie sono state realmente tentate.
Spero di essere riuscito a rispondere alle sue domande e perplessità, un cordiale saluto
Osvaldo Negra
“E la Spagnola.....” curiosità su una tragedia
Noi scorriamo giornalmente o con maggior frequenza, i bollettini che ci informano sull' epidemia di Corona Virus; conosciamo tutto circa l'andamento dei contagi, dei morti, dei tamponi, delle terapie intensive, questo per notizia e per avere una rassicurazione sugli esisti della malattia e sul nostro possibile coinvolgimento.
Torniamo al 1918 e ai due anni successivi che hanno visto l' imperversare della Spagnola, la terribile epidemia che falcidiò il mondo e l'Europa in particolare. Il numero terribile di morti in guerra fu solo una minima parte del bilancio finale che devastò quasi tre generazioni. Numeri ufficiali non ve ne sono solo stime approssimative e calcolate con metodi diversi e spesso funzionali ai regimi o ai governi.
La grande influenza o epidemia Spagnola, tra il 18 e il 20, in tre successive ondate, uccise milioni di persone già rese fragili dagli stenti provocati dal conflitto e diffusasi anche per le bibliche odissee di popoli che si muovevano come un' onda in un' Europa che si stava ridisegnando.
Fu la più grave forma di pandemia nella storia dell'umanità, così venne definita. Causò molte più vittime ( in assoluto non in percentuale) della Peste Nera del 1300 e della stessa Guerra appena conclusa.
Curiosità:
Noi abbiamo conosciuto e imparato a dare un nome ( femminile come i cicloni) alle epidemie, ecco allora Spagnola 1918, l'Asiatica, nel 1957 , la Filippina nel 1968 , la Russa nel 1977. Molte prendevano il nome dal paese nel quale per primo si svilupparono , ma non fu così per la Spagnola:
La Spagna era l'unico paese Europeo non coinvolto nella Guerra, l'unico nel quale non vigesse la censura militare e i giornali nazionali cominciarono nel 1918 a rendere pubblica la violenta diffusione di una forma mortale di influenza in Europa. La notizia fu tenuta nascosta e anzi si imputò alla Spagna di essere il centro del focolaio di infezione.
Il virus fu invece portato in Europa dalle truppe Statunitensi che a partire dal 1917 sbarcarono sul continente e questo fu accertato dalle analisi fatte sui corpi dei primi caduti americani.
Quello che colpi subito fu il comportamento dell'influenza pandemica. Essa si accaniva sui giovani compresi tra i 17 e i 34 anni d'età lasciando indenni anziani e bambini contravvenendo tutto quanto si pensava e ancora si pensa circa la resistenza e la fragilità dovute all'età.*
Ricerche scientifiche e corroborate dallo studio storico portarono alla luce una bizzarra verità:
nel 1889 vi era stata un' altra epidemia simile alla spagnola ma molto meno violenta e mortale chiamata influenza Russa
Inoltre nei primi anni del 900 si diffuse un alto virus simile alla spagnola che aveva sicuramente colpito i bambini a causa della loro fragilità.
Per questi motivi, sia coloro che nacquero attorno o prima del 1889 e all'inizio del 1900 erano già entrati in contatto con ceppi del virus subendone una parziale ma decisiva a volte immunizzazione e capacità di sopravvivenza. Ecco una spiegazione del perchè la generazione di mezzo ( 1870-1900) fu quella che più' delle altre pagò le conseguenze del virus.
Cure:
In Italia si ebbero due scuole di pensiero legate all'uso dell'acido acetilsalicilico – l'aspirina – allora chiama Spirolina. Chi la somministrava, chi la aborriva.
In Francia era in auge la tecnica dei due berretti Si appendeva un berretto sulla maniglia della porta della camera dell'ammalato e si somministrava al paziente tanto alcool sino a quando non avesse visto due cappelli. Allora ben coperto lo si lasciava sudare e come sempre in questi casi, o moriva o sopravviveva.* Nel primo caso aveva almeno il conforto di transitare nella dimensione dell'imperfetto dell'essere , senza soffrire.
A Venezia la cura in auge fu quella di un non ben professionalmente definito Tito Spagnol: essa consisteva in : “ Quattro pastiglie di chinina e un po' di paglia per morirvi sopra!”
I morti stimati furono 50.000.000 quelli della guerra tra i 18.000.000 e i 22.000.000.
Da un testo dell'epoca:
“ 10gr di Fenazone per ridurre la temperatura,tintura di noce vomica per stimolare il sistema nervoso, 7 gr di digitale per sostener e stimolare il cuore, 3 grani di Carbonato d' ammonio per liberare le vie aeree e 15 grani di Senna come purgante, 20 grani di Canfora come stimolante”*
un saluto
Luciano Rizzi
* Guido Caironi, la Medicina in Trincea (Gino Rossato editore)
Poker d'Assi? No solo doppia coppia - Donna e Jack - .
Complice la formula non del tutto felice ma necessaria, che obbligava a tempi e temi predefiniti , una certa emozione, una scarsa dimestichezza per il mezzo televisivo, meglio in questo l'anonimato freddo dei social o della carta stampata, la serata/confronto con i Candidati Sindaco per L'amministrazione Comunale di Ala non è stata certo uno di quelli appuntamenti che si possono definire elettrizzanti o stimolante per farsi almeno un'idea delle intenzioni di Governo dei Candidati.
Francamente sono apparsi incerti anche solo a fornire, con una lineare esposizione. il programma. E' stato cosi; un compitino a volte disordinato e ripetitivo, una mancanza di lucidità da parte di tutti e quatto gli intervistati, un immagine che non ha stravolto alcuna premessa per la proprietà invariantiva della divisione. Togli qualcosa a tutti e il risultato finale non cambia.
Ma non è mancata una certa impreparazione e anche un' approfondita conoscenza dei problemi di carattere generale o di quelli di interesse più rilevante per la collettività, ma nella stessa disamina dei pochi temi affrontati un certo aggrovigliamento c'è stato.
Ma si sa la frenesia di sintetizzare di non dimenticare nulla, gioca questi scherzi.
Un avvio nervoso qualche interruzione dei semplici botta e risposta tra candidati della Coalizione una non nascosta antipatia tra Bussola/PD e il Sindaco uscente era palese e qualche frizzo rivolto alla candidata Onorevole della Lega c' è anche stato. Civile garbato in punta di fioretto, nessun confronto con lo spadone da guerra.
Comune a tutti è stata l' incapacità di trasmettere una visione unitaria del proprio progetto, di comunicare un visione complessiva, concentrasi sul focus che il programma di ognuno dovrebbe avere, è mancata l'evidenza di quel distinguo che le marcate distinzioni ideologiche avrebbero lasciato supporre.
Si tratta di Amministrative d'accordo, i temi cui la popolazione guarda con attenzione sono legati alla qualità della vita, al decoro urbano, all' efficienza dei servizi alla risposta dell'amministrazione.
Sembravano date per scontato da tutti, con la sola eccezione del candidato Stanca che ha smarrito presto questo che avrebbe potuto essere per lui un segno distintivo, forse l'unico.
Poca la preparazione anche su temi specifici quali la Casa della salute sulla quale si analizzano e dibattono ancora progetti vecchi e superati ignorando i protocolli di intesa già stipulati ma soprattutto i lavori e l'impostazione già operativa.
Sull' A31 i Candidati hanno assunto ciascuno il proprio ruolo in commedia. Cose già dette e scontate. Una promessa di referendum consultivo da parete del Candidato Soini per accertare la volontà delle popolazioni, ignorando di aver fatta approvare dalla Giunta Comunale una recentissima deliberazione totalmente contraria, ma nulla più. Contraria la Candidata Bellorio favorevole a prescindere l'on. Cattoi e il candidato Stanca con un' Oplà molto acrobatico rispetto alle prcdenti posizioni Ma la giustificazione, una delle tante, scelta a caso è stata convincente. “ Io mi reco periodicamente in Veneto e quindi...”
Ha stupito e non poco la mancata esposizione di un progetto unitario, come si diceva, un 'esposizione organica capace di armonizzare le singole componenti di un progetto di rilancio e valorizzazione della città, di iniziative che lavorassero in sintonia e armonia.
Il cosiddetto progetto per la città, si certo “ più bella e più splendente che pria!” Ma per ottenere questo alcuni nodi vanno sciolti, come la componente Museale, il decoro cittadino, lo sviluppo di un terziario di rilancio, un Comparto Scuola finalmente al via e dignitoso, la creazione di una rete a sostegno dell'Associazionismo, il recupero del patrimonio edilizio, la cura dell'ambiente la cura non lo sfruttamento, progetti a misura d'uomo per migliorarne la qualità della vita, un percorso ciclo pedonale una passeggiata, il recupero di qualche piccolo segno del tempo. Quello infine, ma in parte è stato detto, riguardo ai bisogni anche economici di molte persone, Il gravoso compito di non lasciare indietro coloro che la malasorte ha colpito più duramente. Un 'esposizione spezzettata priva di una visione a 360° colpa solo delle formula delle trasmissione? no.
Ribadito che l'onorevole Cattoi, eletta Sindaco, rinuncerebbe all ' indennità a favore di un fondo sociale. Su questo la candidata Bellorio ha mostrato segni di impazienza e di sdegno affermando che comunque si sarebbe trattato pur sempre di denaro pubblico. L'unico momento di vitalità di una discussione anzi di un confronto sostanzialmente piatto.
Certo ma un conto è spenderlo in indennità, un altro è che quei fondi trovino destinazioni più degne e meritevoli di essere spesi.
La trasmissione non consentiva altro e francamente da quanto si è visto, difficilmente “l'altro” avrebbe facilitato e animato i partecipanti. Il tempo non è molto, ma varrebbe la pena organizzare, debitamente moderati, incontri a due spaziando per una volta a tutto tondo.
Forse si capirebbe qualcosa anche del troppo che non è stato detto, come l'ipotesi di sfruttamento del torrente Ala, ad esempio o un uso concreto meno bizzarramente olografico delle Cave, qualora risanabili. Cercare di far capire insomma cosa veramente si voglia fare.
Una parola in più per il Candidato Soini: come Sindaco uscente avrebbe potuto essere più prodigo di informazioni ( sulla scuola e il suo tribolato non ancora concluso percorso sulle molte alternative e contradditorie ipotesi).
Pressochè nulla sull'ambiente e per questo ci cimentiamo nella disamina del “dibattito” .
Banali le considerazione uniformemente spalmate circa una conservazione e valorizzazione , come se le due affermazioni fossero complementari, Non diciamo siano contrapposte ma abbisognano di quella prudenza e mediazione che non sentiamo e non vediamo negli atti. Tutt' altro, vedi il progetto di sfruttamento/valorizzazione del Torrente Ala sul quale non è stato fatto alcun cenno, eppure pesa come un macigno sulla collettività quasi quanto le Cave, ci spingiamo a dire.
Siparietto mancato in chiusura, con la presentazione di un cofanetto in velluto che il candidato Sindaco Stanca avrebbe fatto omaggio alla città. Per un attimo si è atteso un “numero di Prestigio”. Ma non vi è stato.
Solo per tradizione una valutazione.
Bellorio : inquieta e priva di quella lucidità e verve che la contraddistinguono. Può certamente fare meglio e con più efficacia. Il tempo c'era anche per una strategia di maggior contrapposizione e differenziazione.
Cattoi : Buon eloquio, poca la sostanza, tentativo lodevole ma non riuscito di volare alto evitando il particolare sul quale ha tentennato.
Paladino : partito bene inoltrandosi in uno spazio nel quale avrebbe potuto avere qualche piccolo vantaggio: la politica nella quotidianità della vita. Così non è stato.
Soini: A tratti sicuro in altri meno, alternante nell' efficacia dell' esposizione e nella partecipazione emozionale. Stretto nel doppio ruolo non ha saputo interpretare a suo favore il vantaggio.
Mal sfruttate le conoscenze di Sindaco uscente o forse qualche silenzio è stato ritenuto essere più opportuno.
Più candidato da comizio che da dibattito. Ma consideriamo questa una dote non un limite.
“Aprite le finestre al nuovo sole....”
Il Centro Storico di Ala mostra un insieme di tipologie architettoniche abbastanza uniformi e l' armonizzazione delle nuove costruzioni o rifacimenti non dovrebbero presentare grosse difficoltà interpretative o arzigogolate elucubrazioni a sostegno di quanto l' usura del tempo richiede per la sua manutenzione.
Un compito relativamente semplice, sostenuto da una disciplina provinciale, da un Regolamento Comunale, sufficientemente esaustivi e comunque tali da evitare interpretazioni dubbie. Quello che purtroppo nessun regolamento potrà mai sostituire è il buon gusto, il buon senso, che qualche volta latitano in chi è chiamato forse con un eccessiva arbitrarietà di giudizio a darne compimento.
Purtroppo la suddivisione del territorio strutturata su singoli responsabili porta far si che il giudizio finale risulti non di rado discutibile lasciando perplesse molte persone alle quale altro non rimane che borbottare . “ el l'ha dit l'architetto”.
Quelle quindi che per un responsabile è uno sfregio per il vicino di territorio sarebbe o è un perfetta sintesi di armonia e funzionalità con il passato.
Capita allora che in un paese nel quale si sanzionati per la scelta del carattere del nome da apporre sul campanello di casa si autorizzi la messa in opera di serramenti come quello della foto.
Cosa abbia spinto il proprietario, al quale però concediamo la buonafede per una scelta imposta forse da terzi, a porre in opere i serramenti come quelli della foto risulta un enigma. Possiamo escludere ogni desiderio di economizzare la spesa o altro visto l'impegno dimostrato in molte altre realizzazioni.
Quest'ultimo della Via Nuova non è comunque isolato . Di piccole discutibile scelte , spesso sfuggite ad uno sguardo disattento, è costellata la città.
Ma che nella ormai perduta speranza di redenzione della Via Nuova, si potesse dar corso ad esercitazioni di tale fatta, non era contemplato.
Il muro di via Gattioli ( chiamato l' Interrotto ), ad altezza piscina, appare come un' opera Michelangiolesca di fronte all'esibizione di cattivo gusto di quei serramenti, per il colore, la tipologia, e l'impatto di discontinuità che creano.
Ma tant'è le decisioni individuali, assurgono al ruolo di verità e ogni forma di opposizione è interdetta di fonte a quello che a tutti gli effetti è un Organo Monocratico di Giudizio.
Accettiamo considerando tutto questo l'avanguardia di nuovo ordine estetico.
Nulla di proibito, nessun abuso, forse a molti potranno piacere , A noi no e ci sentiamo nel pieno diritto di esprimere un parere che per quanto soggettivo , qualche obiettività la contiene.
Meraviglia e non poco l' Amministrazione Comunale, che pur in periodo elettorale non fa sentire la propria voce di dissenso o contrarietà esercitando un ruolo che spesso può assume le caratteristiche di una opposizione.
Il declino della via Nuova risale il tempo di molti decenni con l'adozione di discutibili inserti marmorei ( grigio perla) sulle facciate dei negozi, l'abbattimento o allargamento di qualche portone, la creazione o modificazioni di nuove aperture, una porta che diventa finestra, un arco che si semplifica con una trave , un portone sostituito da una serranda se non addirittura demolito, discutibili tinteggiature e molto altro.
Era un tempo nel quale alla mancanza di discipline conservative ed edilizie, mancava anche la cultura della salvaguardia. Allora però, ora qualcosa dovrebbe essere cambiato, in effetti per molte cose lo è ma i margini di miglioramento sono ancora molti.
Ma evidentemente non era questo il caso
Lettera concordata tra l' Associazione Tutela Territorio ed il Comitato NO discarica di Pilcante, consegnata al Sindaco di Ala il 15/10/2019, contenente precise richieste all' Amministrazione comunale per ostacolare la progettata discarica Manara, richieste che anche nella serata organizzata dal Comitato e dal Comune di Ala l' 8/11/2019 non hanno ottenuto risposta.
Chi gioca sottobanco sulla pelle dei cittadini?
La sede milanese del quotidiano dei lavoratori l' Avanti, tra il 1919 e il 1922 fu assalito e distrutto dalle squadracce fasciste e fu rifondato ben 5 volte. Episodi forieri di quanto sarebbe successo negli anni a venire. Si attacca la stampa , mai i giornaloni, si zittisce la radio privata di Impastato, si boicotta il giornale di periferia , si inventano obblighi per silenziare mezzi di informazione di nicchia ( vedi legge gasparri sulle frequenze radiotelevisive), tutte piccoli indistinte voci di dissenso o di ribellione verso potentati, economici o politici. E' sempre stato così, dai libelli di Pasquino all'editto Bulgaro di Berlusconi o Salvini.
Una elaborata premessa per comunicare che anche la rivista on - line " Associazione tutela del territorio" ha subito un attacco hacker di fronte al quale ha dovuto soccombere temporaneamente.
Commenta fatti d'oggi e dell' ieri, ricorda la storia e la cronaca locale, denuncia disservizi, mancanze, limiti errori della politica e dell' amministrazione, fatti di paese, alcuni importanti per la citta e i suoi cittadini, altri di costume.
Sono state denunciate violazioni, soprattutto nei confronti dell'ambiente.
Pur usando toni spesso duri e intransigenti, mai un richiamo, una denuncia, una minaccia, a significare che quanto pubblicato era solidamente ancorato alla verità .
Coincidenza ha voluto , "absit iniuria verbis" , che tutto sia avvenuto dopo l' avvio di una forte campagna di informazione e denuncia sulle cave destinate a diventare discariche di putridume industriale che ha colto alla sprovvista anche alcune forze politiche.
Mettiamo molto schematicamente in ordine fatti e date, alla buona, ci sarà tempo per approfondire.
Nel 2012 il Comune giunta Peroni approva il piano prevedendo una bonifica per il recupero agricolo di parte delle cave esaurite.
La particella 600 della grande buca di oltre 1.800.000 mc rimane di competenza della PAT per sversamenti derivanti dallo scavo di opere pubbliche. Terre considerate non adatte all'uso agricolo ma prive di significativi pericoli.
Pochissimo tempo dopo l'approvazione del piano cave, una ditta tra quelle impegnate nell'estrazione chiede al comune deroghe per la bonifica di cave esaurite. Non più terreno agricolo, ma discarica di inerti .
Il 27 aprile 2018 la stampa locale pubblica un articolo a piena pagina dove si sostiene l' ipotesi e i vantaggi, si piangono lacrime per la carenza di terra per i riempimenti si avanzano stime circa quantità e tempi. La segreteria del PATT si spertica negli elogi.
Poche settimane orsono ancora un artico sui quotidiani, questa volta riguardante la grande buca a sud.
Ma non più da destinarsi a discarica di inerti, bensì a materiali definibili eufemisticamente pericolosi o a rischio salute. Si parla di cromo, arsenico, manganese, cromo, nichel , fanghi di risulta di non ben specificate lavorazioni industriali. Lo studio di oltre cento pagine corredato da planimetrie e studi sulla piovosità nel tempo, sulla climatologia dei luoghi, sulle falde e moltissime altre è stato elaborato da uno studio di Milano e il valore, vista la quantità del lavoro, è sicuramente rilevante come importante sarebbe l'investimento : circa 25.000.000 di €.
Ancora una volta la segreteria del PATT dimostra disponibilità e allegria per le soluzioni finali ( sia perdonato il termine) cui verrebbe lasciato il sito. Un parco , con acque gorgoglianti, laghetti con pesciolini , bimbi festosi.
Perché questo entusiasmo incondizionato?
"Non si poteva e non si sarebbe potuto fare nulla per impedirlo e quindi tanto vale cercare di limitare danni imponendo regole” che tutti sanno saranno evitate. Citate a memoria le argomentazioni addotte.
Alcuni interrogativi: non si investe sia pure previsionalmente una simile cifra senza avere assicurazioni in Provincia ( ancora con la vecchia Giunta).
Non si commissionano studi di così rilevante costo solo per puro spirito imprenditoriale.
I materiali di sversamento non sono per tipologia riconducibili alle produzioni industriali locali quindi studi di mercato devono essere stati fatti.
Non si avvia una attività simile senza aver stabilito una rete di committenti e valutato, quantità, tipologie, tempistica.
Non è possibile che il Comune di Ala non abbia sinora manifestato alcuna posizione, sia pure sul giornalino.
Spetta al Comune l'ultimo parere. Ma realisticamente è pensabile l' ostruzione ad un simile progetto? Perché non parlarne in tempo con la cittadinanza? perchè non rendere pubblica la proposta della quale l'amministrazione era sicuramente a conoscenza? E su questo almeno il PATT ha dei meriti. Aver esposto il problema.
L' opinione è che molti sapessero, come impensabile è che non vi sia da tempo in corso un lungo scambio di informazioni sia pure istituzionali.
Impossibile pensare che una simile operazione leghi il proprio destino al parere del Consiglio Comunale di una cittadina.
Ammettiamo per un istante che il Consiglio venga scavalcato pur in presenza di un parere negativo (ovviamente sarà consultivo), non ci sono altri modi per attivare una resistenza? devono i Cittadini essere sempre posti di fronte al fatto compiuto e imboniti da mestieranti del consenso?
Da che parte si schiereranno i consiglieri? Con quale senso di responsabilità si porranno di fronte al problema che riguarderà i figli e figli dei loro figli una volta preso atto della documentazione, della quale ancora ignorano l'esistenza?
Perché è solamente la VIA o chi per essa a sollecitare l'organizzazione di un incontro con la cittadinanza e la popolazione? Perché tanta fretta? consapevolezza delle difficoltà o senso istituzionale?
Dovrà questo sfregiato territorio accogliere oltre all'uscita dell' A31 anche il traffico pesante e i residui di una megadiscarica?
E la nostra amministrazione perchè ha taciuto e tace?
tante domande e come sempre nessuna risposta.
" a popolo, bonanotte" sono le ultime parole di Pasquino/Manfredi, prima di rinchiudersi in convento.
Luciano Rizzi
Pubblichiamo lo scritto che Luigi Casanova - Mountain Wilderness- ha indirizzato alla Commissione speciale di studio sui danni da maltempo, con le proposte delle associazioni ambientaliste trentine
20 febbraio 2019
Trento: Commissione speciale di studio sui danni da maltempo (Tempesta Vaia).
Consultazione delle associazioni ambientaliste.
Egregi commissari,
buonasera a nome delle associazioni ambientaliste trentine che ho l’onore di rappresentare.
Ritengo superfluo entrare nel merito di cosa sia stata la Tempeste Vaia, quali danni abbia portato nella regione alpina: il vostro lavoro ha permesso approfondimenti importanti che è inutile ripercorrere sia nel profilo quantitativo che qualitativo. Come associazioni, come da subito abbiamo fatto dopo l’evento (31 ottobre, richiesta di un commissariamento di profilo nazionale per la gestione di tutta la filiera del legno, rimozione del legname, infrastrutture, sicurezza, vendita e strutturazione di una efficace filiera nazionale, ricomposizione dei siti forestali distrutti), pensiamo sia doveroso portare lo sguardo all’oggi e al domani. Guardare al domani non significa non dover mettere in rilievo alcune criticità presenti.
Oggi ogni soggetto regionale procede per proprio conto, chi in modo efficace, chi rimane spettatore e promette sostegni (Veneto), chi prova ad arrangiarsi (i comuni trentini). Se nel profilo nazionale non si è riusciti a costruire un coordinamento che definisse priorità di interventi e una programmazione sul lungo periodo, penso a causa del sommarsi di troppi egoismi e di un eccesso di autoreferenzialità, anche nelle Dolomiti si è fallito. Amaramente. Dolomiti patrimonio naturale dell’UNESCO rimane solo un marchio, per lo più turistico, non riesce proprio a costruire nemmeno le basi per l’edificazione di una comunità delle Dolomiti.
Secondo aspetto. I Cambiamenti climatici. E’ sorprendente la sottovalutazione del tema in tutti questi mesi da parte del mondo politico e istituzionale. Non si prende atto che la maggiore frequenza di eventi con conseguenze catastrofiche sul territorio sia dovuta ai cambiamenti climatici in atto e che tali cambiamenti ci devono portare, da subito, a una radicale modifica del nostro modello di sviluppo.
Terzo aspetto, che riguarda il Trentino, è quello del recupero della massa legnosa abbattuta, circa 3 milioni 300 – 600 mila mc. Se si escludono alcuni enti, Magnifica Comunità di Fiemme e qualche ASUC, troppi comuni sono quasi fermi. Inseriti in una emergenza ambientale e paesaggistica si invoca la calma. In presenza dello sconcerto degli abitanti delle vallate si scaricano le responsabilità sulla provincia, sulla Camera di commercio o più semplice ancora sui segretari comunali. Probabilmente si è sottovalutata l’emergenza del recupero proprio partendo dalla Provincia, anche all’interno di questa Commissione. Si è data importanza al recupero delle infrastrutture, i comuni sono stati lasciati soli, avvolti dalla solita burocrazia normativa che lascia spazio a troppe interpretazioni e timori da parte degli uffici vari. Si sono persi ormai 100 giorni di lavoro, un lavoro che veniva svolto con il sedime della viabilità forestale (dove accessibile) ghiacciato, anche coperto di neve. Su tale viabilità le grandi macchine operatrici necessarie al lavoro causano molti meno danni alla viabilità stessa. Fra un mese inizierà il disgelo e i problemi degli accessi e del trasporto del legname non potranno che aumentare. Nel contempo, chi è stato costretto ad arrivare secondo, terzo, decimo nell’assegnare l’asporto del legname sarà via via costretto a subire i prezzi imposti in quel momento dal mercato, ovviamente sempre più bassi, fino a procedere alla svendita per disperazione. Inoltre, ogni mese prossimo in più che il legname rimarrà sul letto di caduta, non farà che alimentare il proliferare delle popolazioni di insetti xilofagi, degli scolitidi in particolare: un tale terreno di cultura creerà problemi sempre più invasivi alle popolazioni forestali rimaste intatte e ancora forti specialmente a partire dal prossimo anno e fino al 2022. Da noi parte un invito a procedere nell’assegno dei lavoro con grande fretta, anche a costo di perdere qualche euro al metro cubo. Questa è la prima emergenza che va risolta, non solo per una questione di salute dei boschi, ma anche per aspetti paesaggistici e per evidenti necessità del turismo escursionistico e estivo.
L’ultimo aspetto della lunga premessa riguarda l’ecosistema forestale. Fra tutti gli ecosistemi, comprese le prateria alpine e gli ambienti umidi, – consapevoli che ciascuno di essi ha il proprio intrinseco valore e il suo fascino – la foresta è quello che ci dà le maggiori e più preziose istruzioni ecologiche. In assoluto è l’ecosistema più strutturato e resilente, almeno nelle condizioni prossimo-naturali. In esso possiamo leggere la storia del passato, la realtà del bosco d’oggi.
Alcune proposte e attenzioni nel breve, medio e lungo periodo.
Per essere chiari e evitare di essere prolissi strutturiamo proposte concrete. Riconoscendo la vostra competenza non servono spiegazioni di dettaglio.
- Si chiede la sospensione delle utilizzazioni forestali in atto nei comuni interessati: le quantità da prelevare, specialmente nelle aree più duramente colpite, vanno ridefinite attraverso una revisione coraggiosa dei piani di assestamento forestali.
- In coerenza con quanto attua da tempo la Provincia di Trento (ad esclusione di alcune realtà, anche significative come la Magnifica Comunità di Fiemme) è necessario potenziare le funzioni ecosistemiche forestali con attenzione sempre più significativa ai temi della sicurezza idrogeologica e valanghiva, funzione paesaggistica, funzione ricreativa, funzione produttiva, qualità ambientale (acque, sorgenti, aria) accrescimento della biodiversità, assorbimento della CO2.
- E’ necessario riprendere, approfondire, diffondere un rapporto più stretto con la cura e il rispetto della montagna, delle foreste e degli alpeggi.
- La foresta va intesa come fattore di resilenza strategico nella gestione della montagna. Nella prossima pianificazione le invarianti dovranno essere rispettate, si dovrà avere certezza della inderogabilità delle varie carte sulla sicurezza, anche per non assistere al diffondersi di situazioni discutibili con infrastrutture produttive e abitative costruite sempre più spesso in zone a evidente e certificato rischio geologico o valanghivo, o a rischio delle sempre più probabili esondazioni. La tragedia di Dimaro dovrebbe insegnare qualcosa al mondo politico e a tanti tecnici.
- L’immediata nuova pianificazione, nel settore forestale, della sicurezza, urbanistica, dovrà prestare attenzione primaria ai cambiamenti climatici in atto e quindi alle sempre maggiori probabilità di eventi difficilmente documentabili nel passato.
- L’evento ci offre una occasione unica nel potenziare la ricerca scientifica attraverso una prima fase di monitoraggio e poi nel recupero forestale. Grazie alle nostre università si possono strutturare ricerche nella fase degli attacchi parassitari e dei funghi prima, a seguire nel recupero forestale delle aree danneggiate e nella pedologia e fertilità dei suoli, aspetti questi ultimi troppo spesso trascurati.
- Grazie al forte impatto emotivo dell’evento presso la nostra popolazione si dovrà uniformare e gestire una attenta fase di informazione, divulgazione e formazione su quanto avvenuto e sul futuro delle nostre foreste. Chi vive in montagna deve essere fornito di strumentazione anche scientifica per essere capace di divulgare agli ospiti la ricchezza del nostro territorio, la complessità che riveste: tutti gli operatori culturali e le categorie professionali devono essere coinvolte in questo percorso. La foresta nel suo insieme va recuperata come bene comune. Perché questo avvenga sarà necessario far comprendere il valore del lavoro e del tempo necessario per una buona ricostruzione. La Natura ha i suoi tempi, e il “bello” a cui siamo abituati (tutto in ordine, pulito, ordinato) non sempre corrisponde al bello reale di una foresta naturaliforme, che è al contrario quella disetanea e irregolare. Nello spiegare tale complessità di dovrebbe parlare un linguaggio comune e condiviso.
- L’evento ha aperto una serie di opportunità lavorative di alto profilo che andranno consolidate: la ricerca scientifica, la formazione, la ripresa della cura del bosco (invertendo così la sconsiderata politica in atto da alcuni anni). Si dovrà partire dalle nuove semine, anche artificiali laddove necessario, lavori che andranno gestiti per lungo tempo, anche nel recupero degli spazi aperti, degli alpeggi in quota, dei prati aridi.
- I lavori del recupero forestale e della seguente manutenzione andranno affidati a personale altamente specializzato. Dovrebbe essere la provincia a investire nel potenziamento immediato dei lavoratori stagionali in bosco, un patrimonio di conoscenze che abbiamo svilito nell’ultimo decennio. Lavori che andrebbero a sostenere anche un recupero culturale del valore della nostra montagna diversificando l’attuale offerta monoculturale del settore turistico.
- Si dovranno rendere operativi gli orti forestali incredibilmente dismessi, partendo da quello strategico della valle di Fiemme (Masi di Cavalese), l’orto più fertile delle Alpi, l’orto riconosciuto anche da settore privato come quello qualitativamente più efficace, oggi consegnato parzialmente alla gestione di una lungimirante Magnifica Comunità di Fiemme. Tale orto, con la professionalità operativa costruita nei decenni, dovrebbe ritornare a essere gestito direttamente dalla Provincia. I ripopolamenti forestali vanno sostenuti con sementi provenienti da boschi locali.
- Le azioni di rimboschimento dovranno essere studiate con attenzione tese a favorire la biodiversità, differenziate versante per versante. Ovunque possibile si dovrà agevolare la rinnovazione naturale delle superfici.
- Si deve pensare al recupero di una attenzione particolare nella gestione della viabilità forestale. Siamo fortemente preoccupati da quanto leggiamo sui giornali, sembra che ovunque si potenzi una viabilità già diffusa (oltre 5.000 Km. in provincia), scardinandone il sistema con il potenziamento delle sedi viarie. Siamo consapevoli che qualche tratto vada potenziato (viabilità principale), ma rimaniamo fortemente critici verso ogni proposta che porti all’allargamento diffuso di tutta la viabilità. Anche e non solo perché il Trentino in questo ultimo decennio ha dimostrato attraverso numerosi atti legislativi di intendere questa viabilità come una sorta di diritto di uso civico, specie ad uso del mondo venatorio, rendendo così sempre più difficile anche il compito della vigilanza faunistica. Si provi a pensare quale ricaduta avrebbe sulla stabilità geologica di tanti ripidi versanti un simile potenziamento della viabilità forestale.
- Si coglierà certamente l’occasione per recuperare una maggiore, più razionale, organizzazione e gestione degli alpeggi in quota, specialmente attraverso una diretta responsabilizzazione degli allevatori, tenendo sempre più presenti i temi della biodiversità, del paesaggio e della qualità del foraggio.
- Specialmente nei primi anni seguenti l’evento va rivolta una specifica attenzione alla gestione faunistica in particolare degli ungulati. Ci viene anche offerta una nuova opportunità nella gestione di specie particolarmente a rischio quali sono tutti i tetraonidi.
- Nella pianificazione forestale andrà accentuata una particolare attenzione alla conservazione delle foreste vetuste, alle piante monumentali. E’ necessario riprogrammare, con valori estensivi, le foreste destinate unicamente alla protezione.
- Grazie al potenziamento della ricerca scientifica e al coinvolgimento degli ambiti universitari nazionali e delle Alpi intere, si dovrà ritornare a dare importanza alla fertilità dei suoli e al loro recupero. Necessita valutare l’importanza dei processi di decomposizione più ancora di quelli della rinnovazione.
- E’ necessario ridefinire le carte dei rischi geologici, idrogeologici e valanghivi. Come del resto è necessario essere preparati a nuovi simili eventi (siamo stati tutti colti impreparati) anche programmando interventi di protezione civile strettamente legati ai danni forestali, anche riguardo eventuali situazioni di evacuazioni forzate.
- E’ anche necessario proporre un piano d’azione che superi tutti i limiti evidenziati dalla nostra filiera del legno. Non ci consola il fatto di essere pionieri nel campo in Italia: anche in Trentino si è dimostrato come tale filiera presenti fragilità insostenibili fin dalla prima lavorazione in bosco per arrivare poi al prodotto finito: solo con questo procedere possiamo mantenere sul nostro territorio la maggiore produzione di valore aggiunto possibile.
- Si dovrà rivedere l’attuale gestione dei servizi di polizia forestale e vigilanza boschiva. L’evento dimostra come la politica provinciale tesa al drastico ridimensionamento numerico di tale personale non sia compatibile con le necessità, anche informative e formative, del nostro territorio.
- Solleviamo decise perplessità sulla necessità di dotare i piazzali di deposito legname di irroratori d’acqua. Non si capisce, qualora si lavori con la dovuta efficienza e urgenza degli interventi, perché si debbano spendere risorse economiche nel diffondere tali costosi impianti. Una volta finita l’emergenza (tre anni al massimo) tali impianti diverranno inutili.
- Si sollevano perplessità sulla diffusione ulteriore di impianti di bruciatori a biomasse. Si ritiene che il Trentino abbia raggiunto una ragionevole diffusione di tali impianti e che un potenziamento dei bruciatori porterà a squilibri nel rifornimento della biomassa fino a costringerci, come avviene nella vicina provincia di Bolzano a importazioni consistenti di massa legnosa. vanificando così, causa i lunghi trasporti, ogni tentativo teso al risparmio energetico.
- Il tema della sicurezza è prioritario. Vanno messe in atto tutte le azioni possibili tese a evitare incidenti sul lavoro e situazioni di pericolo per i residenti e gli ospiti turisti, anche attraverso severe ordinanze sindacali specifiche zona per zona.
- La futura pianificazione provinciale, prendendo atto delle conseguenze che i cambiamenti climatici porteranno nella gestione del territorio, avrà attenzione specifica nell’evitare anche ogni ulteriore minimo consumo di suolo libero, anche in alta quota.
Cordiali saluti, a nome delle associazioni ambientaliste Luigi Casanova
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Salud a los amigos del Trentino
Mi nombre es Antonio Cuembro Olivar y vivo en el Stato de Marannahao. Soy campesino y con muy fatiga mantengo a mi familia de 5 hijos y mi señora. La vida es dura, la tierra es rica pero tiene necesitar de fertilizantes, estiercol, anriparasíticos, La cosecha es apenas suficiente para no morir de hambre. Hasta ahora, el estado quiere darnos más tierras para contivar, si es un pedazo de bosque, lo cortaré o quemaré. Por lo tanto, durante al menos dos años podrá producir buenas cosechas de maíz y mandioca, los niños crecerán y seguiremos adelante.
Este era nuestro deseo y nuestro sueño parecía cumplirse, cuando el Gobernador nos dice que el bosque que supuestamente nos daba tierras para cultivar, fue comprado por un Instituto Superior de Trentino y puede decir que salvó un pedazo de Amazonas y contribuyó a Hacer el aire de la tierra más limpio.
Claro que sin esa tierra tendré que irme, no sé dónde, tal vez en las favelas de Rio o Sao Paolo, sin escuela, sin trabajo, yendo al fuerte.
Y no sabe si la Esquela en Trentino ha pensado alguna vez en esto y si tal vez en lugar de comprar árboles no podría comprar fertilizantes y medios agrícolas. Mi pequeña tierra por estos medios podría haber permitido el mantenimiento de mi familia.
Las intenciones eran muy bonitas, el conocimiento de los problemas que nos afligen mucho, pero mucho ma mucho menos.
El bosque es hermoso y para ti, tan lejos, es un parque de diversiones y un lugar de paz. Es así para nosotros también. Pero el hambre es más importante. ¿Por qué no piensas con el corazón y la mente girada hacia el algtri antes de actuar?
Siempre subasta
Antonio Olivar
Traduzione – alla buona:
Salute agli amici del Trentino
mi chiamo Antonio Cuembro Olivar e vivo nello stato del Marannahao , sono un contadino e con fatica mantengo la mia famiglia di 5 bambini e la mia signora. La vita è dura, la terra è ricca ma ha bisogno di concime, fertilizzanti, antiparassitari, Il raccolto è appena sufficiente per non morire di fame. Ora lo Stato ci vuole concedere dell' altra terra da coltivare. Si tratta de un pezzo di foresta, che taglierò o incendierò . Cosi per almeno due anni potrà produrre buoni raccolti di mais e manioca, i bambini cresceranno, intanto potremo andare avanti.
Questo era il nostro desiderio e il nostro sogno sembrava potersi realizzare , quando il Governatore ci fa sapere che la foresta che doveva darci per farne terra da coltivare, è stata acquistata da un Istituto Superiore del Trentino che potrà così dire di aver salvato un pezzo di Amazonia e contribuito a rendere l'aria della terra più pulita.
E' evidente che senza quella terra dovrò andarmene, non so dove, forse in una favelas de Rio o Sao Paolo, senza scuola, senza lavoro , andando alla ventura.
Io non so se la Scuola del Trentino abbia mai pensato a questo e se magari invece di acquistare alberi non poteva comperare concime e mezzi agricoli. La mia poca terra con questi mezzi avrebbe potuto consentirmi il mantenimento della mia famiglia.
Le intenzioni erano molto buone , ma la conoscenza dei problemi che ci affliggono molto ma molto meno.
La foresta è bella e per voi cosi lontani è un parco dei divertimenti e un luogo di pace. Anche per noi è così. Ma la fame è più importante, i nostri figli hanno bisogno di mangiare anche domani. Perchè prima di agire non pensate con il cuore e la mente rivolta agli altri ?
Asta siempre
Antonio Olivar
C'era una volta.....
Vorrei offrire il mio contributo all' articolo sull' interdizione al pubblico di presenziare alle riunioni della Commissione Edilizia.
E' solamente il ricordo di un' esperienza avvenuta molti anni orsono, al tempo della democrazia partecipata e trasparente, ( proprio così per quanto strano possa apparire), al tempo, insomma, nel quale si leggevano le fiabe ai bambini per addomentarli e i social non avevano ancora fatto capolino. Eppure ancora una volta il passato può aiutare a capire il presente.
Dunque:
non è del tutto vero quanto si legge nell'articolo, che nessuno abbia mai presenziato a questi incontri; ebbi modo molto tempo fa di presentarmi in Comune, ricordo che la Commissione si riuniva nella sala Giunta. Presi posto in un angolo in un ambiente piuttosto buio e mi limitai, ovviamente, ad ascoltare.
E' stato grande l' imbarazzo provato nel sentire un linguaggio , nè forbito e neppure consono, nella forma , ad un incontro pubblico, ma non era il linguaggio quanto la banalità delle discussioni e la sostanziale impreparazione sugli atti in discussione, a colpirmi.
Commenti perentori, molto dialetto, pochi i concetti compiutamente espressi, molte le domande; non ero del tutto convinto di trovarmi in un luogo ove si discuteva del bene pubblico e privato.
L' andazzo continuò sino a quanto il Segretario richiamò l' attenzione dei partecipanti sulla presenza del pubblico alla riunione. Oddio ! chiamarlo pubblico era troppo , ma insomma una testimonianza “ anomala” di quelle esternazioni, c'era.
Un attimo di silenzio, il capo di tutti che si muove alla ricerca dell'intruso; alcuni colpi di tosse, qualche mano che ravviva nervosamente i capelli, “uno sculettare” sulla sedia per scaricare l'imbarazzo....... e tutto riprese.
Riprese sì, ma avevamo cambiato sede. Ora ci trovavamo in un compassato club inglese , dove un ordinato brusio conciliava il sonno e impediva di ascoltare e nel quale regnava la compostezza dei Commissari/ Lord's. Il linguaggio prendeva la direzione che gli spettava e l'ordine degli interventi rispecchiava il tipico aplomb inglese.
Già ma quella non era più una riunione , era un tentativo di uscire dall'imbarazzo, con il desiderio di chiudere in fretta. Non seppi mai se la riunione con lo stesso O.d.G. fu ripetuta; ma penso di si.
Questo è solo un episodio lontano, raccontato per sottolineare quanto importante fosse stata la presenza del pubblico per mantenere il tutto nel binario della correttezza. Almeno quella formale.
Il pubblico esercita le funzioni del silenzioso giudice e testimone e quella del moderatore/ pedagogo. Averlo silenziato non ha reso un buon servizio alla democrazia.
Non si può neppure nascondere che la presenza di terzi possa esercitare un certo condizionamento, ma chiunque amministri, è sottoposto a giudizio. Positivo o meno: questa è la contropartita alla scelta fatta. Comportamenti lineari, corretti e cristallini riducono di molto il rischio di un giudizio negativo. Chi esercita una funzione come questa, ha delle responsabilità che non possono essere by passate semplicemente chiudendo la porta.
Si tratta di responsabilità (pagate), non un volontariato alla Carithas e alle quali è sempre possibile sottrarsi.
Eravamo uno dei pochi comuni ad esercitare la trasparenza in questo ambito.
Un' altra luce che si spegne per evitare forse qualche brutta figura. Buonanotte.
Ma di questo, la responsabilità è del Consiglio Comunale .*
Grazie.
* Esito della votazione del Consiglio Comunale per escludere il pubblico dalle sedute della Commissione Edilizia. Presenti 16, Votanti 16, Favorevoli 15, Contrari 1.
Almeno una volta si è ristabilita la Concordia ( no, non la nave) .
Un saluto
A.F.
Quando un "giardiniere della valle" va fuor di testa.
15/07/2018, a S. Lucia !
Il "progetto cave" che piace al Patt
Gentil Signora Aprone
Qualsiasi discussione che si propone di scuotere le coscienze , animare il dibattito politico, informare la popolazione sullo spinoso problema delle cave, è gradita e ben accolta, e ancor più se si attiene ai fatti e apporta nuovi argomenti al dibattito.
Nel suo articolo, al di la di un plauso al “Suo” Assessore – spero anche il mio - e di alcune riflessioni su come sarà verde la mia valle, si trovano alcune preoccupanti inesattezze. Quali? Eccone alcune.
Lei cita il biotopo del Taio come esempio di recupero, ma non vi è stato alcun recupero in quella zona! Esisteva già una fiorente campagna vitata che la PAT acquistò, modificò, adattò e ripropose come biotopo, non era un luogo cupo, depresso e malsano come alcune aree delle Cave di Pilcante – Chizzola, nel tempo utilizzate per ogni forma di nefandezza, pubblica e privata.
Vede un futuro tinto di verde con un giardino botanico, frequentato da bambini, servizi per il Kartodrono e un'area sosta per camper. Difficile pensare di destinare a questi usi una discarica che nel migliore delle ipotesi potrà accogliere ben 340 tipologie di rifiuti. In quanto all'area Camper , mi sembra che Ala ne avrebbe più necessità di Chizzola.
Ma ognuno congettura e chiudendo gli occhi è libero di librarsi e vedere tutto ciò che desidera; ma la vera preoccupazione è la risposta alla domanda che mi pongo : “ Perchè nasce tutto così spontaneamente ? Perchè ora? e perchè con tanta sicurezza? “ Timore di restare indietro?
Nel giro di pochi giorni, due prese di posizione, e un intervento dell'associazione Cavatori, un pò sovraesposto il tema , non Le pare?.
E in ultimo tutti sappiamo, ormai maggiorenni e “sgamati”, che il pallino è stato lanciato dall' Associazione di cui sopra. Tali e tanti sono i documenti che indirizzano verso questa ipotesi, per non comprendere che si tratta di una polpetta avvelenata. L'ennesima.
Non accetti mele dalla strega cattiva travestita da vecchina innocua. La mela è avvelenata proprio come il balenio di una soluzione che si vuole indirizzata verso gli interessi della cittadinanza, e già questo è un ossimoro. Perchè mai la strega cattiva dovrebbe portare in dono piccoli frutti e frutta esotica? C'è un gioco delle parti da rispettare : e Lei questo lo sa.
Mi perdoni la citazione: un celebre verso dell' Eneide di Virgilio recita: “ Timeo Danaos et dona ferentes”.
Non una parola, mai una riflessione sui disagi che si perpetuano da decenni, mai una considerazione che veda al centro la città e i cittadini. in favore dei quali mi sembra che nessuno sprechi una parola.
Ma è così complicato capire che l'Associazione vuole avviare un ulteriore business? Che ha già stravolto gli accordi? che non ha mai dato attuazione ad un solo punto del Piano Cave?
Infine visto che da cittadino mi rivolgo ad un Segretario di partito, mi sembra che gli accordi di programma del Centro sinistra autonomista, siano espliciti in materia; non gli ha firmati Lei, è vero, ma in calce c'è la Vostra firma.
E' vero, gli incontri con il Suo ( e mio) assessore sono stati rassicuranti. Non per le soluzioni miracolistiche e neppure per le promesse che pur avrebbe potuto fare, ma solamente perchè il riconoscimento delle difficoltà complessive della questione sono ben chiare, e la soluzione comporta, se si vuole il bene della cittadinanza, tante lacrime e sangue.
Invece di procedere in ordine sparso, meglio sarebbe che le forze della coalizione di Giunta si muovessero assieme. Non ci sono soluzioni dietro l'angolo, ma è solamente con un' attenta disamina di atti ( e sono tanti) , di confronto con il mondo associativo, e soprattutto informando e ascoltando i cittadini, che si può sperare di pervenire ad una onorevole soluzione.
In ordine sparso si fa solo la felicita degli interessati i quali al primo posto non mettono certo il bene del territorio e della città. Il vecchio “ Pacco, doppio pacco, contropaccotto “ . di N. Loy. Il primo e il secondo sono stati rifilati alle precedenti Giunte, vediamo di non prenderci il Contropaccotto.
Un saluto
Luciano R.
Campo di transito.....
Con un misto di gioia e preoccupazione ho rivisto, per caso, la Bifora del Casino di Campagna demolito per far posto al Supermercato, che peraltro sta mostrando alcuni lati oscuri forse non completamente compresi e valutati, assorti com'eravamo, dalla fretta di vederlo finalmente concluso.
La bifora giace incastonata nella sua cornice di putrelle di ferro e tiranti quasi si trattasse di un prigioniero cui impedire la fuga. In effetti il luogo dove si trova, definito non casualmente Campo di Transito, ha le caratteristiche di un piccolo buco nero dall' immensa gravità di trattenere le cose . No, non vengono sottratte, semplicemente se ne perdono le tracce e la memoria.
Non esiste o per lo meno tempo addietro non esisteva un inventario dei Beni Storici e del Piccolo patrimonio d'Arte, annegato com'era nel più vasto e confuso patrimonio, “tout court” .
Fu così per il Giovanni Battista, posto sopra il portale di via Anzelini: per anni si sono rimpallate le responsabilità per quella che era ritenuta una sparizione. “ E' presso la Sacrestia” - affermava il Comune - “No! Si trova al Cantiere comunale” , ribatteva l'allora Parroco.
Nessuno aveva ragione:
Era semplicemente custodito presso il Fondo Dalla Laita. Silenzioso e nascosto, alla memoria di qualche inventario, in attesa di qualcosa, Già ma cosa …..Visto che necessita di restauro, perchè non provvedervi?
E ora la bifora; se non ora, quando la messa in opera? Ora che l ' emozione e l'attenzione sono forse, ancora attente perchè non individuare lo spazio per la sua collocazione, affidare un incarico, nulla di eclatante, e darvi corso. Decisioni tutto sommato semplici.
Abbiamo ben due assessori alla Cultura , un rapido scambio di parole, per evitare futuri rimpalli di competenza, una decisione nei tempi della Burocrazia e forse entro 6-9 mesi potrebbe trovare idonea sistemazione.
In verità prima ci sarebbero da ultimare le bacheche illustrative e la segnaletica della trincea di Marani, almeno del tratto restaurato ancora nel 2015. E prima, ma forse stiamo risalendo troppo nel tempo, predisporre la targa del Piccolo Parco di Marani da anni ormai dedicato a Pietro Pallaver. Ma non mettiamo troppa carne al fuoco. “ Pedro, adelante, con Juicio....”
Cosa accomuna i due esempi? Crediamo la mancanza di partecipazione, di un comune sentire, di un senso di responsabilità, di un coinvolgimento profondo e perchè no, la mancanza di amor proprio. Un semplice atto amministrativo, una determina di qualche centinaio di euro, per stampare le foto, predisporre la targa, porre in opera una modesta segnaletica.
Se questi sono gli esempi cui far riferimento, cosa mai succederà quando un giorno, potranno essere aperti i Musei del Pianoforte, del Tessuto, forse il Dalla Laita? Non succederà assolutamente nulla. Sarà una mera continua riepilogazione di chi avrebbe dovuto fare....e chi avrebbe dovuto provvedere.
Come adesso.
PARCHEGGIO O PARCO ?
Da diversi anni si è sempre guardato al terreno annesso alla canonica come spazio strategico per completare il polo scolastico.
Era previsto il completamento della strada pedonale iniziata 30 anni fa che parte da via tre chiodi tra i numeri civici 15 e il 17 per permettere agli alunni di transitare in tutta sicurezza.
Si era in attesa che la Curia decidesse la vendita per trasformare quell'area verde da campagna a parco per farne un polmone verde in difesa del polo scolastico.
Anche la Scuola Materna era interessata a parte del terreno per ampliare il proprio cortile e migliorarne la fruibilità da parte dei bambini.
Adesso, che finalmente la Curia ha ceduto il terreno, questa Amministrazione ha deciso di trasformarlo nell'ennesimo parcheggio.
Ma perché si è fatta questa scelta sciagurata? Dove andranno a depositarsi i fumi di scarico delle decine e decine di automobili e la inevitabile polvere che si solleverà?
Sicuramente buona parte nel cortile dell'asilo ed il rimanente nel cortile della scuola media.
Si parla sempre dell'importanza, per la loro salute, di far arrivare i bambini a scuola a piedi e si organizzano i pedibus, ma poi si fanno scelte che vanno in senso opposto.
E i genitori dei bambini, dei ragazzi, e la cittadinanza sono stati coinvolti in questa scelta? E la Scuola Materna?
Se l'Amministrazione ha fatto correttamente tutto il percorso d'informazione, ascolto e partecipazione, come dice sempre che fa, mi scuso subito, altrimenti dovrà dare delle spiegazioni.
Mauro Ferone
Comunicato della LAC -Lega Abolizione Caccia
Sezione Trentino Alto Adige / Südtirol
Ufficio caccia e pesca smentisce Schuler.
14 APR 2018 — Con la nostra petizione abbiamo dato una buona risposta a quella lanciata dall'assessore altoatesino Schuler e ancor più a quella dell'assessore trentino alla caccia Dallapiccola.
Grazie all'impegno di tutte le persone che amano la natura e l'ambiente sano, insieme ai suoi abitanti: lupi,orsi,tutti gli animali selvatici.
Di grande rilievo è la risposta dell'ufficio caccia e pesca della Provincia Autonoma di Bolzano, con l'intento di "... sfatare alcune notizie circolate nei giorni scorsi sull'avvistamento di lupi e su attacchi ad animali attribuiti alla presenza del lupo."
I lupi, facendo quello che prevede la natura, come gli altri grandi predatori, ristabiliscono l'equilibrio naturale alterato dall'uomo: basterebbe questo solo motivo per garantirgli ottima accoglienza e tutela.
Non bisogna, poi dimenticare, come afferma lo stesso ufficio caccia e pesca, che i veri responsabili di ogni attacco, indiscriminatamente attribuito ai lupi, in molti casi sono cani vaganti che hanno padrone, e che per alcune ore, in alcuni casi di notte, vengono lasciati liberi.
Liberi di vagare nei boschi, probabilmente per istinto, rincorrono caprioli e altri animali selvatici.
In alcuni casi forse anche pecore e capre.
In realtà l’ufficio caccia e pesca scrive di “cani randagi”, ma non ne comprendiamo il motivo: in Alto Adige non sono noti casi di cani randagi.
Riferirsi, più correttamente ai cani vaganti, riporta la gestione dei selvatici e la necessaria convivenza, di frontealla correttezza dei comportamenti umani
I dati ufficiali altoatesini riferiscono di danni da lupo, durante tutto l'anno 2017, per soli 9.680€prontamenterisarciti
E' bene notare che l'ufficio caccia e pesca della Provincia Autonoma di Bolzano dipende dall'assessore Schuler e possiamo tranquillamente affermare che con l'iniziativa della petizione on line, punta ad assicurarsi i voti della parte meno informata dell'elettorato agricolo, alle elezioni provinciali del prossimo autunno.
In Alto Adige, contrariamente a quanto afferma chi vuole solo perseguitare i lupi, non ci sono branchi stanziali: soltanto 5 o 6 individui in dispersione.
In Trentino c'è qualche lupo in più: una ventina circa suddivisa in diversi branchi.
I titoli e i resoconti di certa stampa scandalistica, restituiscono l'idea che ogni branco sia composto di un gran numero d’individui: con senso della misura, la corretta informazione dovrebbe rilevare che un branco è, il più delle volte, composto da pochi esemplari, spesso una coppia configli.
Pochissimi lupi che procurano danni agli animali incustoditi in misura trascurabile. In tutto il 2017 in Trentino Alto Adige, i danni da canidi e lupi agli allevatori ammontano 46.925,56 euro e i capi di bestiame uccisi sono soltanto 99: un numero ridicolo se confrontato agli oltre 100.000 presenti in tutta l'area.
«Praticamente i terribili lupi hanno fatto danni in un’intera regione pari al costo di un SUV di lusso. Il nulla», ironizza il Dolomiti, unico organo di stampa regionale che segue con correttezza e completezza la vicenda delle petizioni anti lupo.
I due assessori, a caccia di nuovi e ulteriori privilegi, come se le rispettive Provincie Autonome non ne avessero già in quantità notevoli, hanno, però, reso valido e ufficiale lo strumento della raccolta firme e su questo ci siamo misurati.
Ai due assessori, chiediamo un confronto in cui si possa ragionare insieme della tutela dei grandi predatori, com'è previsto dalle normative vigenti e dalle convenzioni internazionali cui l'Italia aderisce.
A tutti i sostenitori chiediamo di continuare a seguirci e condividere la petizione per far crescere il numero di firme in modo che non sia possibile ignorare la volontà di chi ha a cuore la buona salute dell'equilibrio naturale.
Ecco le associazioni dalle quali il Parco, l' ambiente, la natura, uomini e animali si devono difendere.
Una simile arroganza non merita ulteriori commenti tanto si squalifica da sola per sfrontatezza, presunzione e ignoranza.
“ Roma de travertino
rifatta de cartone,
saluta l'imbianchino
suo prossimo padrone “
Trilussa (?)
per la visita di Hitler a Roma nel 1938
La soluzione adottata per il “casino di Campagna....delle delizie....di piacere” secondo i molti appellativi che l' hanno fatto assurgere per un breve istante all'attenzione delle autorità, dei mentori dei detrattori e del' Amministrazione , sembra finalmente vedere la luce.
Una conclusione molto Italica, anzi molto alla Guareschi.
Chi non ricorda nel Film “ Monsignore ma non troppo” il secondo (?) della trilogia di don Camillo e Peppone , l'episodio della Madonnina del Borghetto?
La scelta tra la conservazione dell'edicola votiva quale concessione alla religiosità popolare e il suo abbattimento per esigenze di pubblica utilità , fece prevalere il compromesso.
Il capitello della Madonna del Borghetto venne pilatescamente inserito quale parte integrante della costruenda casa popolare.
Entrambe le volontà furono rispettate , nessuno prevalse e tutti poterono vantare la vittoria ; così come ora : la cubatura e la viabilità di un progetto andranno a braccetto con l'orgoglio appena scalfito della PAT.
L'edificio verrà demolito - meglio : “Accuratamente smantellato” i pezzi numerati, scannerizzati, analizzati e fotografati uno per uno, ( come ad Abu Simbel) , un Comitato individuerà un luogo idoneo alla conservazione dei preziosi reperti, definirà le modalità di custodia e tutela e infine , forse lo stesso o magari un altro Comitato o Gruppo di lavoro stabiliranno come far rivivere il tutto.
Il buon senso e altrettante affidabili informazioni fanno presagire un intervento più limitato, riservato alle sole bifore e solo a quelle in materiale lapideo. Abbandonate al proprio destino saranno la tapparella in plastica, le bifore , o pezzi di queste , in mattone o malta, la copertura incerta e pericolante, i soffitti in “arele” il pavimento in mattonella bianca , il lavandino e la porta in formica.
Verrà il tempo in cui – ammesso ma non concesso – che ci si ricordi del luogo del rimessaggio
( vedi le pietre della Via Torre ) e che intenzioni meno nobili non abbiano cambiato posto ai reperti, questi ultimi verranno collocati presumibilmente sul nuovo costruendo edificio.
I processi di riproduzione fotografica ormai molto evoluti potranno implementare le parti originali con copie che riproporranno al meglio l'originale manufatto - meritevole di quell ' attenzione espressa ma mai applicata - , riconsegnandoci così il ricordo dell' allora ormai dimenticato, bistrattato, deriso, equivocato piccolo edificio .
L' equilibrio sarà così ripristinato almeno sino a quando tra altri 100 anni si riaprirà la disputa sulla datazione della Despar , cui auguriamo lunga vita.
Un intervento simile a quello applicato alla facciata della chiesa di S. Giovanni Evangelista.
Il provvisorio paramento ormai divenuto parte integrante dell'edificio e quindi classificabile pure esso Sacro, testimonia la frattura della memoria tra uomini e cose, la drammatica penuria di fondi, il prevalere di altri valori e priorità.
Ed ora ( come proposto da un nostro concittadino) , si apra un concorso d' idee per dare un nome alla copertura del Negozio Despar destinato a diventare Piazza / parcheggio. Propongo Via della Roggia Grande. C'è già è vero . Si trova a Trento ed è ancor oggi la parte più brutta della Città. (ergo....) . Oppure pensando in grande : Terrazza Martini ….... o più modestamente Muller.
Un saluto
Luciano
Riceviamo dal Direttivo di Pan-EPPAA la lettera che l' Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente ha indirizzato a:
Egregio Sign.
Assessore all' Ambiente
del Comune di Ala
Piazza S. Giovanni 1.
38061 A L A
Al Comandante
la Stazione Forestale di Ala
Corso Passo Buole
38061 A L A
e,p.c. Egr. Signor
Dott. Romano Masè
Dirigente Dipartimento PAT
Via Romagnosi 9
38100 T R E N T O
In modi, tempi, sedi e con interlocutori diversi, si è avuto modo di portare a conoscenza dei responsabili i limiti costruttivi e le inadempienze gestionali di alcune postazioni di caccia autorizzate sul territorio del Comune di Ala , evidenziando in particolare la fatiscenza e l' improvvisazione di alcune soprattutto per l' impiego di materiali eterogenei e comunque con tipologie costruttive difformi da quelle definite dall'Amministrazione di competenza.
Vennero pure nel contempo posti all'attenzione dei competenti organi gli abusi praticati sull' ambiente circostante attuati in forme diverse quali la rimozione di piante, la sfrondatura di altre, il posizionamento di richiami e di altre esche generalmente costituite da plastiche colorate.
Non propriamente marginale è l' obbligo di rimozione dei manufatti al termine della stagione venatoria , trattandosi di concessioni edilizie temporanee e limitate unicamente all' esercizio della caccia. Disposizione questa mai attuata con una, di fatto, passiva , colpevole e consapevole accettazione dell' abuso.
Si ritiene superfluo ricorrere alla citazione della legislazione Provinciale in materia e riportare il testo degli atti assunti dall'amministrazione Comunale. dandone per scontata la conoscenza.
Ora come allora chiediamo – e non solo a nome dell' Associazione - che vengano assunti i provvedimenti necessari per porre rimedio sin da subito alle postazioni collocate sul crinale di Malga Lavacchione e a ridosso di Malga Cornafessa - solamente per citare gli esempi più eclatanti - ma non unici e ben noti a quanti percorrono abitudinariamente il territorio .
Riterremmo oltremodo indelicata la riproposizione , nei confronti del mondo Associazionistico , di atteggiamenti atti a sminuire l' importanza del problema.
Tutti i soggetti, interessati alla pratica della caccia o alla salvaguardia dell'ambiente beneficiano del diritto di coltivare le proprie prerogative e richiedere il rispetto della normativa. Se accettiamo pur con rammarico , l'esercizio dell'attività venatoria secondo le indicazioni di legge, analogo rispetto è doveroso pretendere , come esponenti dell'Ambientalismo. per le norme a tutela di quest' ultimo .
In attesa di cortese cenno di riscontro ma soprattutto dell'attivazione di quanto previsto.
distinti saluti.
Direttivo Pan-EPPAA
Ps: se necessario - ma gli esempi sono talmente manifesti – potrà essere fornita la necessaria documentazione fotografica
Il Comune di Ala e le sue "prestazioni ambientali"
1 - la teoria
2 - la realtà
Per approfondire :
http://www.comune.ala.tn.it/Aree-tematiche/EMAS/Presentazione
Venerdì 14 dicembre 2018, ore 20.30
presso l' Auditorium della Cassa Rurale di Ala
una serata a tema
"Inquinamento da traffico della A22
e gli effetti sulla salute dei cittadini"
con Claudio Campedelli
NON SIAMO SOLI
Da una piccola Associazione a Italia Nostra
ovvero dal Teatrino di Paese alla Scala
Risalire il tempo ripercorrendo la catena degli eventi che hanno provocato il risultato che vediamo, è una discesa verso gli inferi di una burocrazia inefficiente, di una politica distratta, di complicità, silenzi, dimenticanze, è l' imbattersi nel totale disinteresse del bene e della salute pubblica, è il percorso di un viaggio che molto spiega dell'imbarbarimento della società , del crescere della distanza tra cittadini e istituzioni, della deriva delle classi politiche e di quello che negli anni '70 veniva definito un “Lumpen Kapitalism” . La riedizione di quanto descrittoda Francesco Rosi nel film “ le mani sulla città”
Difficile se non impossibile raccordare gli avvenimenti che ci hanno portato a questo, troppi gli attori e i responsabili , ancor più difficile mettere in scena la rappresentazione di questa deriva e gestire uno spettacolo così fittamente ricco di personaggi che si scambiano continuamente i ruoli La politica, l' imprenditoria, la burocrazia e gli esperti cattedratici, il disinteresse e il disimpegno sono degne spalle dei protagonisti di questa anche se tragica commedia Pirandelliana .
Il risultato che abbiamo davanti agli occhi spiega da solo quanto sia stato intricato il percorso che ha coinvolto la zona delle Cave di Pilcante – Chizzola. Una terra dei Fuochi alla Trentina dove le sembianze dei responsabili sono comunque identificabili mentre le vittime sono confuse nell'anonimato della folla , un luogo dove i fatti e misfatti documentati e denunciati non hanno prodotto nulla e tutto sembra sospeso in queste Terre Estreme .
Un porto franco dell' assenza di regole, dell' iniquità, della ingiustizia, della vergogna e dell'ottusità. Uno sfregio iniziato molti anni fa e proseguito con poche e disattese regole, destinato a soddisfare interessi immediati e lasciare a molti un'eredità inquietante .
La vicenda esce per la prima volta dal contesto localistico per essere fatta propria da una meritoria istituzione come Italia Nostra per la quale e non da sola, anche il paesaggio è bene culturale. Un grazie e che questo sia d'auspicio perchè il torpore e la miopia abbiano finalmente termine.
Ps: fregiarsi della Bandiera Arancione significa qualche onere, qualche impegno, molti sacrifici e qualche no.
Una doverosa precisazione: l'articolo che segue rappresenta l'approccio dell'estensore al problema del progetto Despar . Pur facendo parte sin dall'inizio all' Associazione che ospita questo scritto , può capitare come nella fattispecie di interpretare un ruolo non unanimente condiviso. Questione di sensibilità diverse, di un ordine di prirorità differente, e anche dell'interpretazione di un ruolo di assoluta libertà che può confliggere in maniera occasionale e temporanea.
“Casino di campagna o solo Casino ? “
E' cosa buona e giusta che l' apertura del cantiere della Despar sull'area ex Cartierina dopo un lungo e travagliato iter burocratico e serrate trattative con la proprietà, abbia portato all'attenzione della cittadinanza ( una parte) l' esistenza e forse l'importanza della costruzione d' angolo risalente alla seconda metà dell' 800 e definita via via con i più bizzarri appellativi: Casino di Caccia, Casino di Piacere, Gioiellino neogotico, Casino nobiliare di campagna......anche Casino per la truppa, , attribuendo non di rado al termine “Casino” il significato più spregiativo.
Forse meno meritorio è l' uso - in parte strumentale e sicuramente tardivo - che viene fatto di una sua possibile demolizione. Una demolizione che risponde alle necessità di ridisegnare la viabilità della zona e alle esigenze progettuali del comparto ; tutte caratteristiche queste che, si badi bene erano in toto presenti sin dalla primissima formulazione del progetto ai tempi dell'amministrazione Tomasoni e che mai vennero meno nei successivi elaborati.
Si risale il tempo sino al 2007 allorquando di fronte ad un progetto di 32.000 mc di edifici ad uso privato ( ora sono poco più di 10.000 con ricadute positive sul pubblico) , la PAT manifestò alcune osservazioni in merito alla bontà del progetto, alla sua altezza rispetto all' impatto sullo sky line del Centro Storico e infine sulla costruzione in stile neogotico , ritenendola “meritevole di attenzione”
La risposta del Comune di Ala glissò sulle osservazione e commise il macroscopico errore di datare il manufatto ai primi anni 50 e attribuire la sua costruzione a “valenti muratori” ; affermazioni queste ultime , smentite clamorosamente da prove fotografiche che raffiguravano l' edificio ancora agli inizi del '900.
Dunque per la Provincia , l'edificio era “ meritevole di attenzione” ancora nel 2007 , ma trascurò di porre lo stesso sotto tutela o di controbattere alle affermazioni di cui sopra.
In verità parlare di Provincia risulta nella fattispecie non del tutto corretto. Allorquando si disquisisce su beni storici e/o artistici che non siano riconosciuti in maniera conclamata, si scivola pericolosamente sulla sensibilità individuale.
Quello che è meritevole di cura e conservazione per un funzionario, non necessariamente lo è per un altro; l'approccio è non di rado sorprendentemente differente e le conclusioni altrettanto felici o improvvide per il bene, e questo presumibilmente per la carenza di normativa ; spesso tutto si risolve affidandosi ad un approccio estetico o ideologico della burocrazia di turno.
La Provincia Autonoma istituzionalmente sapeva, e anche coloro che nel tempo sono stati assegnati alla tutela di questo piccolo patrimonio , ne conoscevano il valore (o presunto tale) , forse condividevano anche l'opportunità di salvaguardarlo e altrettanto note erano le caratteristiche di quel progetto che dopo lunghi anni avrebbe valorizzato un' area anche a scapito del “Casino” , cercando comunque di conservarne la memoria attraverso un' operazione di parziale recupero .
Dunque fatti ed antefatti erano conosciuti, come d' altronde lo erano gli elementi per una esauriente complessiva valutazione , ma nessuno ha mosso un solo dito in questi ultimi 10 anni, durante i quali scorrevano davanti agli occhi della vigilante Provincia le ipotesi e i progetti di riqualificazione dell'area, ivi compresa la sorte dell' ora conteso manufatto.
Anche la comunità venne informata ancora nel 2008 nel corso di in una affollata serata tesa a ricostruire la storia del comparto ex Cartierina e riproporre le fasi di crescita ed evoluzione di quel progetto che la crisi economica e l'esplosione della bolla speculativa dell'edilizia , riconsegno' meritatamente agli archivi della storia.
Alcuni esponenti politici compaiono ora come allora pur con ruoli e atteggiamenti tra loro diversi, nei deliberati comunali del tempo ( 2005 -2010).
Ben vengano le resipiscenze, gradite sono le parole di affetto e la considerazione per il fabbricato, ma dov' era la politica? Quella preposta a vigilare a sovrintendere sull' operato dell'esecutivo ? Dove i cantori delle glorie patrie e i paladini delle residuali testimonianze di un piccolo ancorchè povero , patrimonio della comunità?
Rimane a tutt'oggi un improvviso quanto tardivo e forse effimero desiderio di conoscenza da parte della Provincia Autonoma e un vago isolato apprezzamento per quanto ancora rimane sul territorio (Parco delle Bastie e Cerè).
Il tempo ha sfarinato i numerosi affreschi, mano leste e furtive hanno sottratto alla vista il Giovanni Battista , l'angioletto di Piazza S. Giovanni e .............
Poche le voci levatesi a denuncia , fiacco l'interessamento dei responsabili , del tutto inesistenti gli appelli per la loro salvaguardia o recupero.
Potrà forse anche accadere - in questa dimensione del pubblico dove nulla è mai veramente certo - , che i lavori vengano sospesi, che tutto sia riconsiderato alla luce del rinnovato Rinascimento Alense , che nuove soluzioni siano riproposte e prenda avvio un nuovo iter amministrativo con i i tempi (lunghi) di una nuova progettazione; ma in quale mano rimarrebbe , in ultimo , il cerino acceso ? Sicuramente non alla proprietà forte della titolarità di costruire secondo il progetto approvato, non certo ai convertiti della politica e neppure ai funzionari della Provincia; a tutti ben si addice il vecchio detto genovese: “L'ultimo ad arrivar fu Gamba Corta”.
A chi allora se non alle finanze del Comune di Ala e quindi ai cittadini che vedrebbero allontanarsi i tempi di esecuzione di un progetto che avrebbe riconsegnato alla città con evidenti benefici – anche di spazi – un' area strategica per il rilancio del Centro Storico?
Ma non di soli ritardi si ammanterebbe l' operazione “Casino” - Omen nomen – ma agli oneri delle varianti potrebbero aggiungersi quelli per procurato danno alla proprietà .
Si tratta di una Ditta Tedesca, seria precisa, puntuale e rigorosa nell'applicazione del diritto, sostenitrice del rispetto dei patti assunti , ma siamo anche nel 2017 centenario di Caporetto. Meditiamo e meditino .
PS speriamo vivamente ci si adoperi per far valere gli interessi della collettività con una azione forte e determinata verso l'alta burocrazia della Provincia capace di glissare sulle pregresse disattenzioni ma pronta a porre le premesse per una revisione pesante dell'intero comparto.
“Ci sarà ancora un giudice a Berlino, disse un contadino a Federico il Grande di Prussia pronto a commettere un abuso....” ci sarà ancora immagino in Provincia un Dirigente dotato di buonsenso e capace di assumersi la responsabilità di far prevalere il bene comune sulle “paturnie estemporanee e fuggevoli” .
Chiudo con il desiderio che la demolizione (qualora dovesse avvenire) del manufatto “ pseudo storico” ormai fatiscente, pericolante , manomesso e snaturato , ravvivi nella cittadinanza la coscienza per la propria storia in modo più tempestivo e meno abborracciato .
Un saluto Luciano
lì 26.10.2017
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PARTECIPAZIONE CIVICA ATTIVA
Da molti anni si registra sempre più un distacco della politica dai cittadini. Nonostante tutti si dichiarino preoccupati di tale fenomeno, sono veramente pochi quelli che avviano strategie od iniziative per ridurre questa frattura che rischia di mettere in crisi il principio fondamentale della democrazia : la partecipazione.
La tecnologia internet, già da diversi anni, facilita la comunicazione dei cittadini con le pubbliche amministrazioni ma questi contatti sono prevalentemente di carattere informativo. Raramente esistono esempi dove si sono attivati canali di dialogo e di confronto fra cittadini ed amministratori.
L’ Associazione Tutela del Territorio è da sempre impegnata per informare e sensibilizzare i cittadini alensi su tematiche ambientali e sulla salvaguardia del territorio cercando anche di coinvolgerli e stimolarli alla partecipazione attiva.
Informazioni e stimoli rivolti in primis agli amministratori comunali, che solo raramente si sono impegnati ad un confronto costruttivo e trasparente.
Poiché noi crediamo fermamente nel valore della partecipazione, vogliamo aprire un canale di dialogo fra i cittadini e gli amministratori attivando sul nostro sito www.associazionetutelaterritorio.org una sezione che abbiamo chiamato
Partecipazione Civica Attiva
dove il cittadino potrà comunicare agli amministratori del Comune di Ala e ai cittadini che consultano il nostro sito le varie problematiche rilevate sul territorio comunale.
Sarà sufficiente inviare una mail con un commento ed una foto alla nostra mail
Ovviamente verranno accettate solo segnalazioni propositive.
Ecco alcuni esempi che avvieranno l’iniziativa:
Da alcuni anni, sulla parete della pesa pubblica in corso Passo Buole ad Ala, in bella mostra per tutti gli automobilisti che transitano sul nostro territorio, è presente una scritta che sicuramente merita di essere prontamente cancellata ( apologia di reato).
Mauro Ferone.
Forse casualmente non è stato notato da nessun amministratore, ma è evidente per ogni cittadino che passa a piedi sul ponte sul torrente Ala zona Perlè che il marciapiede è notevolmente danneggiato ed i cittadini anziani per non rischiare di cadere transitano sulla strada a rischio di essere investiti. E’ urgente intervenire.
Mauro Ferone
Il giorno 20 ottobre 2015, ad ore 9.30, avanti la Corte Costituzionale in Roma, sarà discusso il nostro ricorso presentato contro l’esercizio della CACCIA nei parchi naturali trentini, Adamello/Brenta e Paneveggio Pale di S. Martino.
In quel giorno, in caso di accoglimento, potremmo ottenere TRE splendidi risultati:
- Salvare, per sempre, MIGLIAIA di animali ( caprioli, cervi, camosci ed i LORO CUCCIOLI);
- Obbligare, per sempre, alla cessazione dell’attività venatoria, circa 2.500 cacciatori che cacciano nei parchi;
- Sconfiggere l’arroganza della politica trentina che per un pugno di voti ha sempre privilegiato chi spara a danno di chi si batte per la tutela di qualsiasi forma di vita.-
__________________________________________
Trento, 25.11.2016
Questa è la sintesi di un complesso sofferto iter giudiziario.-
Per decenni, E.P.P.A.A. e L.I.P.U. hanno fatto ricorso al TAR di Trento sostenendo l’illegittimità della normativa venatoria provinciale che consente l’esercizio della caccia nei parchi naturali trentini (Adamello-Brenta e Paneveggio Pale di S. Martino), nonostante che la legge nazionale sulla caccia (art. 30, lett. d) L. 157/92) sanzioni tale attività quale illecito penale (arresto fino a 6 mesi e ammenda da 900.000 lire a 3.000.000).il Tar trentino ha sempre rigettato i nostri ricorsi quasi fossimo dei visionari incurabili. Finalmente e diversamente, nel dicembre 2014, lo stesso TAR ( Il Collegio giudicante era, ovviamente, formato da giudici diversi da quelli dei precedenti collegi), accoglie le nostre tesi giuridiche ed invia gli atti alla Corte Costituzionale affinché decida sulla presunta illegittimità costituzionale della normativa provinciale che, diversamente da quella nazionale, permette la caccia nei parchi anzidetti. Ricordiamo la sicumera manifestata da taluni funzionari provinciali apicali che irridevano le nostre ragioni.
Da allora, dicembre 2014, una politica faziosa e condominiale che tutela gli interessi degli amici e non certo della comunità trentina, si attiva per evitare che la Corte Costituzionale abbia a decidere e possa travolgere con la sua sentenza l’arroganza legislativa trentina. E come si ottiene questo obiettivo? Non facendo decidere il Giudice delle Leggi, così viene chiamata la Corte. E’ quanto avvenuto. Infatti, la Corte fissa l’udienza di discussione il giorno 20 ottobre 2015, ma poi, stranamente…rinvia alla successiva udienza del 23.11.2016.
Badate bene, il 24 novembre, il governo approva la norma di attuazione che consente alla provincia di Trento di disciplinare l’attività venatoria nei parchi naturali.
Si comprende agevolmente la mail speditaci ieri (24.11.2016) dall’avv. Alessio Petretti, nostro difensore di fronte alla Corte che comunica: “ La Corte Costituzionale alcuni giorni fa mi ha inviato un avviso con il quale si comunica il rinvio a nuovo ruolo del giudizio (vale a dire ad una prossima udienza ancora da fissare). Il motivo del rinvio è l’attesa della nuova normativa in corso di approvazione che dovrebbe rendere privo di interesse l’attuale questione di costituzionalità”.
Insomma: decidere eguale non decidere.
Un breve commento conclusivo: il prossimo 4 dicembre, possono tornare utili anche i voti dei cacciatori trentini? Perché no, continuiamo a lasciarli sparacchiare nei parchi.
L’attuale Costituzione (non destinataria di modifica) dispone che “I giudici sono soggetti soltanto alla legge” (art. 101) e che “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale” (art. 111).-
Abbiamo motivo di credere che non sia stato così.-
F.to Adriano Pellegrini per EPPAA)
F.to Sergio Merz per LIPU
_________________________________________
Buongiorno Signore, (MATTEO RENZI)
Schifosa faziosità.
Nella riunione del c.d. m. del 24 novembre u.s. Lei ha reso legittimo (per un pugno di voti da parte dei senatori “crucchi” e della sparuta pattuglia trentina) l’esercizio venatorio nei parchi naturali, nonostante che ciò costituisca illecito penale (art. 30, lett. d) della L. 157/92).-
Non solo. In tal modo ha vanificato il giudizio di legittimità costituzionale avanti alla Corte che si sarebbe dovuto tenere il 20 ottobre 2015 (prima udienza, poi rinviata) ed il 23. 11.2016 (strana coincidenza: il 24, con l’approvazione dei decreti legislativi, Lei ci ha scippato il giudizio che, per vero, una Corte costituzionale meno disponibile nei confronti dei poteri forti, avrebbe dovuto celebrare già in occasione della prima udienza).-
A schifo si addiziona schifo.
Lei in Trentino/Alto Adige si è dimostrato un Attila dell’ambiente, prima demolendo il parco nazionale dello Stelvio (ora, divenuto parco spezzatino provinciale) e poi “legittimando” un’azione penalmente rilevante e, quindi, abrogando, di fatto, un reato, soltanto per i cacciatori trentini ed altoatesini.-
Questa “donazione” porterà qualche altro SI? La tempistica induce a pensare che il voto di scambio ci sia stato.-
Si vergogni.-
Adriano Pellegrini – Presidente dell’Ente Provinciale Protezione Animali ed Ambiente – Rovereto
Perché l’Italia vota contro la messa al bando delle armi nucleari?
Gentile direttore, ho trovato sul sito di Altreconomia una notizia sconcertante: il governo italiano all'Assemblea dell'ONU si è opposto all'avvio di negoziati per vietare le armi nucleari.
Altreconomia - http://altreconomia.it/italia-contro-bando-armi-nucleari/ - scrive che il 27 ottobre le Nazioni Unite hanno deciso a larga maggioranza di avviare a marzo 2017 i negoziati per un trattato che preveda la messa al bando di questo tipo di armi, ma il nostro Paese è tra quelli che non appoggiano la Risoluzione. L’esecutivo Renzi affianca così la posizione degli Stati Uniti d’America, alleato NATO, uno dei nove al mondo che detiene questi sistemi d’arma.
Il Primo comitato sul disarmo dell’Assemblea ONU di New York ha deliberato l’avvio di un percorso verso un Trattato di messa al bando degli ordigni nucleari per il 2017. Le Nazioni Unite hanno adottato a larga maggioranza -123 i Paesi favorevoli- una Risoluzione politica che chiede di avviare nei prossimi mesi i negoziati per un Trattato volto a vietare questo tipo di armi. Una decisione che pone fine a due decenni di paralisi negli sforzi multilaterali per il disarmo nucleare.
Tra i 38 Paesi che hanno votato contro, c’è anche l’Italia. 16, invece, gli Stati che si sono astenuti. La risoluzione (denominata L.41) fissa un Conferenza tematica delle Nazioni Unite a partire dal marzo del prossimo anno: una riunione aperta a tutti gli Stati membri con il fine di negoziare uno “strumento giuridicamente vincolante per vietare le armi nucleari, che porti verso la loro eliminazione totale”. I negoziati a riguardo continueranno poi nel mese di giugno e luglio del 2017.
La Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), coalizione mondiale della società civile attiva in 100 Paesi, di cui fa parte la Rete italiana per il Disarmo, ha salutato l’approvazione della Risoluzione come un importante passo in avanti. “Per sette decenni l’ONU ha messo in guardia contro i pericoli dell’arma nucleare e tantissime persone ed organizzazioni nel mondo hanno portato avanti campagne per la loro abolizione. Oggi la maggior parte degli Stati ha deliberato di bandire queste armi” ha commentato Beatrice Fihn, Direttore esecutivo di ICAN.
57 nazioni sono stati co-sponsor (cioè primi firmatari) del testo proposto, con Austria, Brasile, Irlanda, Messico, Nigeria e Sud Africa ad essersi assunti il compito di redigere concretamente la Risoluzione. Il voto delle Nazioni Unite è avvenuto solo poche ore dopo l’adozione da parte del Parlamento Europeo di una propria risoluzione su questo tema: 415 voti favorevoli (con 124 contro e 74 astensioni) ad un invito verso tutti gli Stati membri dell’Unione europea a “partecipare in modo costruttivo” ai negoziati del prossimo anno.
Le armi nucleari rimangono le uniche armi di distruzione di massa non ancora fuori legge in modo globale e universale nonostante i loro catastrofici impatti ambientali e umanitari, ben chiari e documentati. “Un Trattato che vieti le armi nucleari rafforzerebbe la norma globale contro l’uso e il possesso di queste armi, già presente nel Trattato di non proliferazione, chiudendo le principali lacune del regime giuridico internazionale esistente e stimolando un’azione di disarmo che per molto tempo si è bloccata”.
Attualmente per le armi nucleari esistono solo divieti parziali. Il disarmo nucleare è stata una delle priorità delle Nazioni Unite sin dalla creazione dell’Organizzazione nel 1945. Gli sforzi per far avanzare questo obiettivo fondamentale si sono fortemente rallentate negli ultimi anni, con le potenze nucleari che hanno deciso di investire pesantemente nella modernizzazione dei propri arsenali. Ci sono ancora più di 15.000 armi nucleari attualmente nel mondo, in particolare negli arsenali di appena due nazioni: gli Stati Uniti e la Russia. Sette altri Stati possiedono armi nucleari: Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.
Gli Usa mantengono oggi 70-90 bombe nucleari in Italia(50 nella base americana-italiana di Aviano (PN) e 20-40 a Brescia-Ghedi).
La domanda che nasce spontanea è quindi: "Perché l'Italia si è opposta all'avvio di un percorso di negoziazione per il divieto della detenzione di armi nucleari?" Questo divieto sarebbe coerente con l'articolo 11 della nostra Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;....." Il parlamento non ha niente da dire sull'applicazione dell'art.11? E il governo può ignorarlo? I nostri parlamentari potrebbero spiegare ai cittadini quale beneficio trarrebbero l'umanità intera e il pianeta Terra dall'esplosione di bombe nucleari?
Confidando in una risposta dai parlamentari trentini la ringrazio per l'attenzione e per il risalto che vorrà dare a questa grave notizia.
Buon lavoro.
Marino Cofler -Besenello (TN)
Leggi anche: Petrov l'uomo che ha salvato il mondo
COME SI E' CONCLUSA LA RICHIESTA DELL'ASSOCIAZIONE CACCIATORI PER "AVERE" NUOVE STRADE DI ARROCCAMENTO ?
BRACCONAGGIO AL VELENO
L’orso ritrovato morto il 21 marzo scorso, in Val di Non, è stato avvelenato. I sospetti sono ormai certezze. Apprendiamo la conferma di ciò che avevamo sempre intuito, dalla stampa locale. La Provincia, l’assessorato, chi gestisce la popolazione ursina trentina, non ha ritenuto necessario emettere un comunicato o una qualche forma di nota per rendere pubblico l’accertamento del misfatto. Certamente non sarebbe mancato un comunicato allarmato nel caso che qualche fungaiolo improvvisato, avesse scambiato orsi per funghi.
Non vorremmo che dopo l’orso Charlie per anni detenuto nella fossa di San Romedio, l’orsa Daniza uccisa l’11 settembre 2014, e ora quest’orso anonimo ritrovato avvelenato il 21 marzo 2016, la collezione di orsi impagliati del MUSE dovesse arricchirsi un po’ troppo. Abbiamo il massimo rispetto per il grande lavoro di divulgazione scientifica svolta dai musei di scienze naturali, ma noi amiamo i documentari e gli orsi (insieme a tutti gli altri animali) li preferiamo vivi e liberi nel loro ambiente naturale.
Ricordiamo che gli orsi in Italia (e quindi anche in Trentino-Alto Adige/Südtirol) sono protetti fin dal 1939. Protetti si fa per dire giacché la perdita di Habitat e il volenteroso aiuto della deleteria congrega dei bracconieri li ha ridotti fin quasi sulla soglia dell’estinzione. Il numero di 50orsi marsicani in Abruzzo crea allarme per la sua preoccupante esiguità, mentre qui meno di 50 orsi sono considerati “troppi”! In natura non esiste il concetto di “troppo”. E’ nostra convinzione che tale errata percezione abbia a che fare con talune campagne allarmistiche tanto inopportune quanto scientificamente infondate.
Certamente non è necessario raccomandare che le indagini su questi casi di bracconaggio ai danni di animali che dovrebbero essere tutelati al massimo grado, siano condotte con grande attenzione e scrupolosità e sollecitiamo chi ne ha il potere, affinché moltiplichi le risorse utili a ripristinare lo Stato di Diritto, almeno in campo ambientale! Vorremmo che il o i colpevoli fossero al più presto individuati e condannati alla massima pena prevista dalla legge, anche per dare l’esempio che la legge c’è e punisce puntualmente, o perlomeno prima che questi ultimi orsi superstiti diventino simulacri da museo!
Troppo spesso le istituzioni preposte al controllo lasciano pronunciare, senza intervenire, frasi a dir poco scorrette che esaltano e giustificano il bracconaggio come azione di legittimo intervento, anche se illegale, da parte di talune categorie economiche che si sentono danneggiate dagli orsi. Gli eventuali danneggiamenti, se effettivamente riconducibili agli orsi, sono puntualmente risarciti per cui non sono necessarie altre forme di rivalsa.
Inneggiare o giustificare il bracconaggio è apologia di reato e come tale va punito severamente. La pratica dei bocconi avvelenati è, purtroppo, un tristissimo fenomeno illegale, tuttora molto presente in Italia, che mira a eliminare gli animali, selvatici o domestici, considerati “rivali” dell’attività venatoria e pochi, pur conoscendo i fatti, osano testimoniare per timore di eventuali ritorsioni: questa complice reticenza si definisce omertà. Ci rendiamo conto che l’omertà non è un triste retaggio solo delle regioni meridionali della nostra povera Italia, ma che non pochi esempi possiamo individuarli anche su queste nostre splendide montagne. Meglio stroncare sul nascere determinate perfide e arrischiate abitudini.
Per chi volesse approfondire l’argomento, segnaliamo la pagina:
Bocconi Avvelenati. Una piaga legata a doppio filo con l'attività venatoria.
SOLO UNO RESISTE ANCORA.....PER ORA.....
2 settembre 2015 - La foto di Aylan ha emozionato tutti
15 febbraio 2016 - Gli Aylan sono diventati 330,
ancora pochi per emozionare i nostri governanti !!
Il Comune di Ala e le sue "prestazioni ambientali"
1 - la teoria
2 - la realtà
Per approfondire :
http://www.comune.ala.tn.it/Aree-tematiche/EMAS/Presentazione
La caccia e la boxe appartengono alla macelleria, non allo sport. (Eugenio Montale)
COMUNE DI ALA - Delibera di Giunta n° 139 del 30 ottobre 2015.
Autorizzazione Sezione Cacciatori di Ala, occupazione terreno di proprietà comunale per la realizzazione di appostamenti per l’esercizio della caccia, come definiti dal 1° comma dell’art. 27 della L.P. 09.12.1991, n. 24 e secondo i criteri generali indicati nell’allegato alla Deliberazione della Giunta Provinciale n. 2844 di data 23.10.2003.
1 Asileppi Massimiliano Val dei Rebuti-Ala
2 Bazzanella Danilo Bus del Tas -Ala
3 Bertolini Sergio Lavacchietto-Ala
4 Cavagna Onorio Lavachione (Poza) -Ala
5 Caliari Loris Malga Lavacchione -Ala
6 Debiasi Davide Malga Cornafessa-Ala
7 Debiasi Ernesto Segheria-Ala
8 Fabbiani Emilio Spia-Passo Buole-Ala
9 Fabbiani Stefano Zengi Rossi - Brusà-Ala
10 Lorenzini Mauro Maiere-Serravalle
11 Mabboni Giuseppe Riondera -Ala
12 Marchiori Aurelio Moc della polenta - Madrera -Chizzola
13 Mazzola Armando Malga Cornafessa -Ala
14 Mutinelli Giovanni Malga Cornafessa -Ala
15 Nave Fabio Boldera - Sega di Ala -Ala
16 Porro Ivo Val Cipriana-gabina dismessa -S.Margherita
17 Porro Rosario Val Cipriana-seconda gabina -S.Margherita
18 Sega Gianfranco Malga Cornafessa -Ala
19 Sega Marco Perobia -Ala
20 Tomasi Luigi Val Bona/Val acqua -Ala
21 Tomasi Stefano Tagliafuoco-bassa Passo Buole-Val del zirez -Ala
22 Tomasoni Giorgio Malga Cornafessa -Ala
23 Zampieri Gaetano Dos della Maia -Ala
COMUNE DI ALA - Delibera di Giunta n° 132 del 14 ottobre 2015.
Autorizzazione Sezione cacciatori di Ala, realizzazione appostamenti fissi per l’esercizio del controllo ordinario della specie cinghiale.
1. Passo Buole;
2. Perobia;
3. Malga Fratte – Alpe Val Fredda;
4. Malga Cornafessa;
5. Malga Barognolo (n. 2 appostamenti);
6. Malga Foppiano;
7. Malva Lavacchione;
8. Malga Lavacchietto;
9. Malga Revoltel (n. 2 appostamenti);
10. Malga Coe di Ala (n. 2 appostamenti);
11. Malga Castelberto;
12. Malga Scortigara di Fondo;
13. Malga Scortigara di Mezzo-Busa Cazadiavoi;
14. Malga Scortigara di Cima-imbocco sentiero Valbona;
15. Malga Scortigara di Cima;
TAV : RIPRENDE LA CONTESTAZIONE
Come ormai tutti voi saprete è ripresa la contestazione al progetto di quadruplicamento della ferrovia Verona/Brennero, il TAV.
Dopo la decisione da parte del governo di cancellare dal Def ( Documento economia e finanza ) tutte le tratte d’accesso del TAV tra Verona e Fortezza, ci ha pensato il governo della provincia di Trento a finanziare la ripresa dei lavori di questa devastante opera.
Mentre si vuol far credere che con l’avvio dell’Osservatorio si inizierà ad informare correttamente i cittadini e si potrà quindi finalmente dialogare, l’assessore provinciale alle infrastrutture Gilmozzi fa approvare ad agosto una legge che consente alle ditte incaricate dalla PAT di avviare i lavori senza rispettare le più elementari normative edilizie che valgono per tutti i cittadini italiani.
Nonostante che il coordinatore dell’Osservatorio relativo alla costruzione della galleria di base del Brennero, Martin Ausserdorfer, l’11 settembre comunicava che la ferrovia attuale era in grado di smaltire i traffici previsti e quindi che le tratte previste in Trentino Alto Adige non servivano (come da sempre dimostrato dai NOTAV), la provincia di Trento da il via ad una nuova politica con i cittadini più coinvolti, la politica dello scontro fisico.
Infatti, mercoledì 28 ottobre, alcuni militanti NOTAV hanno bloccato con una resistenza passiva una trivella mandata dalla PAT per iniziare i sondaggi del terreno a Novaline, località nei pressi di Mattarello, dove è previsto il passaggio del TAV. L’invio della trivella è avvenuto con metodo militare, di nascosto e con la scorta. Tutta la popolazione era all’oscuro dell’iniziativa, nessuna segnalazione del cantiere.
E’ su tutti i quotidiani locali il risultato di tale iniziativa, spostare il confronto dalla discussione e partecipazione dei cittadini sull’effettiva utilità dell’opera, allo scontro fisico tra i militari, che fanno il loro lavoro, coi militanti che utilizzano i metodi più estremi per opporsi al progetto.
Da confronto democratico a scontro fisico, da tema di scelta politica a problema di ordine pubblico.
Perché la provincia di Trento a pochi giorni dalla manifestazione pacifica prevista a Trento di tutta la galassia dei NOTAV ha cercato lo scontro?
Questo si deve chiederlo all’assessore Gilmozzi o al presidente Rossi. Loro è la responsabilità di tutte le degenerazioni che ci saranno se non si bloccherà l’uso della forza e si avvierà, come promesso, la via del dialogo.
18/04/2016
Il 17 aprile partecipa al referendum e
vota SI per fermare le trivelle.
Anche se partiti, democratici, quasi-democratici, pseudo-democratici ti invitano o ti inviteranno a disertare il referendum.
VOTA SI, è un tuo diritto da far valere. Oppure NO se non sei d'accordo. Questo vuole la democrazia. Non accettare democratici inviti balneari.
_______________________________________________________________________________________
Questo è quanto scrive il comitato nazionale delle associazioni “Vota SI per fermare le trivelle”:
“Il Governo scommette sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i cittadini che si mobiliteranno per il voto”.
E’ nato il comitato nazionale delle associazioni “Vota SI per fermare le trivelle”. Lavorerà per invitare i cittadini a partecipare al referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare e votare SI per abrogare la norma (introdotta con l’ultima legge di Stabilità) che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze.
La Legge di Stabilità 2016, infatti, pur vietando il rilascio di nuove autorizzazioni entro le 12 miglia dalla costa, rende “sine die” le licenze già rilasciate in quel perimetro di mare.
Far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale, è la vera posta in gioco di questo referendum. Il comitato nazionale si pone l’obiettivo di diffondere capillarmente informazioni sul referendum in tutti i territori e far crescere la mobilitazione, spiegando che il vero quesito è: “vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?”.
Il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento,dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. Dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile a discapito dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale? Noi vogliamo - dice l’appello del Comitato - che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’election day(l’accorpamento in un’unica data del voto per il referendum e per le amministrative) ha deciso di sprecare soldi pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto e puntare sul fallimento della partecipazione degli elettori al Referendum. Il Governo scommette sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i cittadini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto.
Primi firmatari del Comitato nazionale “Vota SI per fermare le trivelle”:
Adusbef, Aiab, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, ASud, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell'Erba, Greenpeace, Kyoto Club, La Nuova Ecologia, Lav, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Innovatori Europei, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, Salviamo il Paesaggio, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, WWF.
09 novembre 2015
Pubblichiamo l'appello di PAN-EPPAA, condividendolo pienamente :
AIUTATECI
Il giorno 20 ottobre 2015, ad ore 9.30, avanti la Corte Costituzionale in Roma, sarà discusso il nostro ricorso presentato contro l’esercizio della CACCIA nei parchi naturali trentini, Adamello/Brenta e Paneveggio Pale di S. Martino.
In quel giorno, in caso di accoglimento, potremmo ottenere TRE splendidi risultati:
- Salvare, per sempre, MIGLIAIA di animali ( caprioli, cervi, camosci ed i LORO CUCCIOLI);
- Obbligare, per sempre, alla cessazione dell’attività venatoria, circa 2.500 cacciatori che cacciano nei parchi;
- Sconfiggere l’arroganza della politica trentina che per un pugno di voti ha sempre privilegiato chi spara a danno di chi si batte per la tutela di qualsiasi forma di vita.-
Per conseguire quest’obiettivo, dobbiamo predisporre un collegio difensivo di primordine; allo scopo, abbiamo già individuato e contattato DUE avvocati di prestigio da contrapporre ai nostri avversari che, avvalendosi di RISORSE FINANZIARIE PUBBLICHE, non hanno problemi di liquidità. Tanto, paga sempre PANTALONE.
Diversamente, noi, la somma necessaria per la difesa - € 15.000,00 – dobbiamo reperirla tra i soci e tra le persone che si dichiarano contrarie alla caccia.
QUESTA E’ L’OCCASIONE PER SCONFIGGERE I NOSTRI AVVERSARI
Come?
Versando un contributo sul c/c n. 12/000007304 aperto a nome dell’Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente presso la Cassa Rurale di Rovereto – Agenzia di Rovereto – IBAN IT16 R082 1020 8070 1200 0007 304 con la causale: STOP CACCIA NEI PARCHI.
Fin d’ora, Vi ringrazio di cuore.
Il Presidente
Adriano Pellegrini
http://www.protezioneanimali.tn.it/
PIAZZINA
Anche qui sono arrivate le ruspe dell'agricoltura eroica
a distruggere boschi e strada di accesso.
{jcomments on}
25 maggio 2015
09 maggio 2015
"Accettarlo o .....licenziarlo in Tronco ?"
In merito a quanto scritto nell'articolo:
"....Abbattute le piante del viale Marconi a fianco del Cimitero. Potate qualche giorno prima , sono state successivamente abbattute . ! Erano ammalate !” tuona . E' vero ( in parte), alcune presentavano delle problematicità, ma non tutte e certamente non insormontabili . Se si fosse agito tempestivamente si sarebbero potute salvare. Ma il tempo incalzava bisognava rincorrere progetti di ben altra caratura."
l' osservazione:
Ora, dopo il taglio selvaggio, quale è l’obbiettivo dell’Amministrazione ??? .......Oppure tutto finisce così con questo squallore???
Ancora l' articolo:
"Anche le aiuole non hanno miglior sorte. Vedi lo spartitraffico su via Segantini, quello che provenendo dal Centro, attraversa la Provinciale e continua verso il Cimitero. Anch'esso raso al suolo. Troppo il carico di lavoro per la manutenzione."
e l' osservazione:
Questo intervento ha consentito una migliore visibilità a chi accede alla SS 12 ma, in alternativa a questo drastico intervento “Tutto o Niente” si poteva ovviare a questo problema con un bel cespuglio, che avrebbe mantenuto un accettabile ed estetico decoro, quale compromesso che avrebbe potuto accontentare tutti a costo quasi zero euro. ERA DOVEROSO PENSARCI PRIMA E DOCUMENTARSI, quindi, è giusta la vs. osservazione:
"..... Qualche euro per una trasferta in qualche vicina città consentirebbe al primo cittadino e ai tecnici di acquisire almeno il concetto di verde, di parco, di arredo . Sarebbe insomma di insegnamento per molte cose."
Questo è scritto nell'articolo:
"Cosa mai si contorce nel tormentato animo del nostro primo cittadino da convincerlo ad intraprendere periodicamente con rinnovata collera queste iniziative ? Sopprimere anche i pochi elementi che cercano di conservare il decoro della ridente cittadina? Fare cassa? Escluso vista la pochezza dei quantitativi prodotti a fronte delle grandi rese ottenute a scapito delle grandi depauperazioni della montagna."
e l' osservazione:
Se il primo Cittadino è tormentato, come sarà mai l’animo dell’Assessore proposto e responsabile per dar corso a tali opere fatiscenti e la Giunta, avrà avuto modo di ponderare a priori tali interventi ? ......... e soprattutto, porsi un unitario obbiettivo; Quale ? ( ! ) Sarebbe interessante conoscere il ragionamento di questi eletti signori, e concittadini, nostri Rappresentanti nel Comune di Ala.
Giancarlo Giuliani
AGGIORNAMENTO BONIFICHE AGRARIE
Ad oggi, l'amministrazione Peroni ha rilasciato 16 concessioni edilizie per bonifiche agrarie.
Di queste, 10 sono state "concessioni in sanatoria", ben 5 per un'unica bonifica in loc. Corno.
vedi le immagini del taglio al Passo del Boale
5 marzo 2015
PIAZZINA
Arrivano le ruspe dell'agricoltura eroica
a distruggere boschi e strada di accesso.
In giallo le pp.ff. private interessate dalla "sistemazione terreno".
In bianco la proprietà comunale interessata dalla "sistemazione terreno".
Foto della località sopra Pilcante prima dell'intervento
{besps}piazzina{/besps}
20 febbraio 2015
LAMENTO DEL MERCANTE D’ARMI
Ho venduto un pezzo di cannone
poi le ruote e un altro pezzo di cannone
la culatta e l’otturatore
il mirino e un altro pezzo di cannone
e altri tre pezzi di cannone
e adesso c’è uno in televisione
che dice che mi spara col mio cannone:
chi lo sapeva che coi pezzi di cannone
avrebbe fatto un cannone?
Se lo avessi saputo
mica avrei accettato l’ordinazione.
Ho venduto cento elicotteri
con relativo armamento
e un sistema anti - sistema di puntamento:
adesso l’elicottero è li che spia
come un falco sopra casa mia:
se lo avessi saputo cosa voleva fare
non gli avrei venduto la testata nucleare,
era così distinto, un vero signore
chi poteva sapere che era un dittatore?
Se avessi saputo che un cliente
può diventare un nemico della mia patria
dell’occidente,
vi giuro gente
lo giuro sui figli
lo giuro su Gesù
gli avrei fatto pagare
il cinquanta per cento in più.
da qui si vede la mia buona fede.
(Stefano Benni)
19 gen 2015
Mobilità sostenibile
Disegno di legge provinciale Relazione illustrativa
16 dic 2014
24 NOVEMBRE 2014
19 NOVEMBRE 2014
19 OTTOBRE 2014
Vedi il precedente articolo : "La caccia con richiami vivi"
30 settembre 2014
PARLIAMO ANCORA DEI TAGLI DEGLI ALBERI SULLE RIVE DELL'ADIGE
Vari pareri e studi del mondo scientifico evidenziano il danno arrecato al "sistema fiume" dai tagli indiscriminati messi in atto sistematicamente da organi della Provincia Autonoma.
Un parere tra i tanti è quello espresso già nel 2004 da Bruna Gumiero dell´università di Bologna e dal suo collega Bruno Boz, in " Alberi e fiumi: l´importanza degli "ecotoni ripari".
Gli "ecotoni ripari" sono per l´appunto le sponde con copertura arborea e vegetale tra il fiume e il territorio.
I due esperti dicono : " L´importanza di questi ambienti è stata a lungo sottovalutata", "fortunatamente negli ultimi decenni si è messo in risalto il loro grande valore come depuratori naturali oltre a quello naturalistico ed ecologico" che ha consentito l´adozione "di misure atte a favorirne la protezione e il ripristino".
Che dovrebbe proprio essere l´attività del Servizio Bacini Montani della Provincia, e cioè l´esatto contrario di voler distruggere questo "ambiente", come è stato fatto.
Dopo aver spiegato con dovizia scientifica la peculiarità di questa flora ambientale lungo i fiumi, i due esperti, spiegano "l´effetto margine" di questi "corridoi ecologici" che permettono un alto indice di biodiversità vegetale e animale e rappresentano dei veri e propri termometri dei cambiamenti climatici.
Ancora più significativo è il loro effetto sulle acque dei fiumi. Le loro foglie costituiscono sostanza organica che è una fonte importantissima di energia per moltissimi organismi acquatici e per la loro biodiversità.
In generale LE RADICI DEGLI ALBERI in prossimità del fiume GARANTISCONO MAGGIOR STABILITA´ DELLE SPONDE e le rendono più eterogenee attraverso la creazione di piccole insenature e rientranze, microhabitat ideali per pesci.
Un´altra funzione svolta dalla vegetazione arborea delle rive è quella dell´OMBREGGIAMENTO che contribuisce a mantenere le acque fresche e ossigenate.
La zona alberate sulle sponde dei fiumi svolge un´importante AZIONE DI FILTRO E DI ELIMINAZIONE DEGLI INQUINANTI quali azoto, fosfori, pesticidi, tossine inorganiche e nitrati.
In conclusione emerge con chiarezza L´IMPORTANZA DEGLI ALBERI (sulle sponde dei fiumi), NON PIU´ INTESI COME ELEMENTO DI DISTURBO E DI RISCHIO ma come ELEMENTO COSTITUTIVO FONDAMENTALE DEGLI ECOSISTEMI FLUVIALI.
i "giardinieri della valle" di nuovo all'opera
10 maggio 2014
da "Trentino in diretta - RTTR "
puntata del 6 febbraio 2014
Dibattito sulla TAV del Brennero
partecipanti:
ing.Raffaele de Col -dirigente lavori pubblici PAT
Mauro Gilmozzi - assessore PAT infrastrutture e ambiente
Luca Zeni - cons.prov.le PD
Martin Ausserdorfer - BBT
senatore Sergio Divina - Lega Nord
Claudio Campedelli - No Tav Kein BBT Bolzano
Anna Mentesana - Mamme No Tav Marco
Filippo De Gasperi - cons. prov.le 5 stelle
dal sito http://www.notavmammemarco.it/
Da “Trentino in diretta” del 06.02.14 su RTTR
per vedere clic qui http://www.radioetv.it/rttr/programmi/item/31-trentino-in-diretta/3 poi clicca sulla puntata del 6/02
Pubblichiamo il link della trasmissione “Trentino in diretta” andata in onda su RTTR il 6 febbraio scorso, dal titolo “TAV-BBT: il treno è partito…o no?”.
Vedendo la trasmissione, ognuno di voi potrà dare il proprio giudizio: ci sarebbe molto da dire e sicuramente un’unica trasmissione non può minimamente essere esauriente su un argomento così importante e discusso…ma potrebbe essere un inizio.
Lasciateci fare, però, qualche brevissima considerazione.
Ringraziamo la rete che ha avuto la disponibilità, che neanche la provincia ha dimostrato di avere, di ospitare un confronto diretto tra pro e contro il TAV e Cristiana Chiarani che ha condotto “super partes”.
Abbiamo constatato che i promotori del TAV hanno voluto essere presenti numerosi e forniti dei maggiori soggetti tecnici, per non correre il minimo rischio di non raggiungere il loro obiettivo: quale? La propaganda dell’opera e lo spot pubblicitario della presunta disponibilità al dialogo con i territori interessati dal TAV, che hanno definito come una realtà già avviata.
Peccato che la realtà vera, sotto gli occhi di tutti, è che:
- 1.Su 218 Km di tracciato(di cui 191 in galleria) , ad oggi hanno scavato un buco di 2 Km;
- 2.Su 63 miliardi di euro di costo complessivo, sono stati stanziati dal CIPE 70 milioni, non ratificati dalla Corte dei Conti – e che il “tesoretto” della A22 di 550 milioni, anche quelli da verificare, è una goccia nel mare;
- 3.Entro l’inizio del 2015 le emissioni di CO2(date dall’autostrada) devono rientrare nei parametri consentiti, pena l’inizio di una procedura d’infrazione da parte della UE e soprattutto pena, diciamo noi, della sofferenza e della salute di tutti gli abitanti del fondo valle dell’Isarco e dell’Adige. Si potrebbe già da domani affrontare il problema con un semplice intervento sui pedaggi della A22 (oggi 17 centesimi/km nella parte italiana – quasi 100 centesimi/km in quella austriaca) inducendo il traffico parassitario a redistribuirsi in tutto l’arco alpino.
- 4.Il tanto decantato dialogocon la popolazione (popolazione e non consiglieri comunali) sino ad oggi si è risolto in qualche convegno blindato e presidiato da un numero sproporzionato di forze dell’ordine, dove bastava avere un foulard notav per essere seguite a vista. Più che un dialogo, correttamente bisognerebbe chiamarlo un atto di intimidazione e pressione su qualsiasi dissenso, per quanto questo possa essere pacifico e dettagliato nei contenuti;
- 5.Sempre più amministratori eConsigli Comunali, iniziano (con ritardo) a mettere in discussione quest’opera e sempre più persone manifestano il loro dissenso verso il tav (es. di questo segnale si può leggere nelle ultime lettere pubblicate sui giornali locali)
Per ultimo, per quanto a noi non interessi la politica dei partiti, abbiamo dovuto constatare che oltre ai partiti che da sempre sostengono il tav, il PD, per lo meno quello dei vertici, ha…diciamo…”gettato definitivamente la maschera”. Ci piacerebbe che Luca Zeni andasse a dire ai suoi compagni di partito, che sono dei convinti ed attivi notav non solo qui a Marco ma in molte realtà, le stesse cose che ha dichiarato l’altra sera. Che faranno in futuro? Li espelleranno come hanno fatto in Val Susa? Non ci riguarda direte voi ed avete ragione, ma ci dispiace per i tanti amici che condividono con noi questa lotta.
Al contrario di quanto hanno voluto mostrare, è più che possibile fermare il Tav Brennero e fermarlo tocca a noi.
La Redazione
15 ottobre 2013
31 agosto 2013
21 luglio 2013
20 luglio 2013
Tre almeno sono le condizione minime perchè una pubblica serata abbia il successo dato dall'affluenza di un numeroso pubblico:
- che l'argomento trattato risulti interessante
- che non vi siano altri eventi in contemporanea
- che sia stata diffusa notizia dell'evento con informazione adeguata ed anticipata
Sesi vuole ottenere una buona partecipazione.
In caso contrario si usa il metodo ormai consolidato adottato anche in questa occasione dall'amministrazione comunale di Ala:
- l'argomento delle serate si limita normalmente alla presentazione del bilancio annuale; in via del tutto eccezionale questa volta si aggiunge al minimale elenco delle serate informative una serata di illustrazione del nuovo piano estrattivo comunale
- purtroppo (o per fortuna ?) l'evento in contemporanea si intitola "tutti al mare", questo prevede il calendario dei cittadini per il mese di luglio; senza esagerare in malizia, ma "ci sono o ... ?"
- la sola pubblicazione dell'avviso sul sito del Comune senza esporre per tempo lo stesso nelle varie bacheche comunali nelle frazioni non può certo definirsi informazione adeguata.
Non possiamo non rilevare come la componente politica dell'amministrazione comunale in questa occasione si ponga timidamente in secondo piano, assegnando il compito di organizzare la serata all'ufficio tecnico comunale.
Non è da tale ufficio che i cittadini possono aspettarsi risposte, fin' ora mai date, in merito al risanamento (ripristino) reale delle aree estrattive. Il tecnico potrà dire quanto è previsto dalla legge.
Il politico dovrà dire se quella legge intende farla applicare, nel nome di quella legalità che nelle aree estrattive del comune di Ala si è da decenni persa.
27 maggio 2013
Ci scrive il signor Massimo in merito al taglio del Cedro della Scuola Media:
La nostra risposta:
Grazie a Lei per le puntuali osservazioni
cordialmente la redazione
09 maggio 2013
In data 18 luglio 2012 abbiamo pubblicato la seguente foto contrassegnata da un breve interrogativo: “ Replicanti? “
Mal ce ne incolse!
Nessuno poteva immaginare quale vespaio di critiche, pressioni, tentativi di imbonimento, depistaggi amministrativi, inesattezze, insomma tutta la panoplia di sotterfugi che solo la Pubblica Amministrazione è in grado in alcune circostanze di schierare.
A nove mesi da quel' editoriale fotografico, il Manufatto o la Bacheca Replicata è stata rimossa, evidente segno della presenza di qualche macroscopica irregolarità.
Non siamo pervasi da moti di gratificante soddisfazione ma piuttosto da una certa amarezza per quanto, in termini di comportamenti, atteggiamenti e reazioni verbali , ci sono stati rivolti, anche da ambienti che avrebbero dovuto mantenere un atteggiamento molto più istituzionale, se è vero come dovrebbe esserlo, che l'amministrazione è al servizio di Tutti i Cittadini ma ancor più della Legalità.
Per quanto sopra abbiamo ritenuto di inviare all'amministrazione comunale di Ala, la lettera sotto riportata perché rimanga almeno qualcosa a futura memoria ed evitare l'insorgere di amnesie pretestuose.
Recita un' antica massima del diritto latino: “ Amicus Plautus sed magis amica veritas!”
Libera Traduzione : “ Sei mio amico, Plauto, ma ancor più amica mi è la verità!”.
Ogg. Procedure di accertamento
Egregio Signor Segretario
del Comune di A L A
Piazza S. Giovanni 1
Egregio Signor Segretario,
La “ Bacheca del Perlè” è stata rimossa a dimostrazione che la sua collocazione era avvenuta in modo bonariamente definibile come “ leggero” e quindi, in attesa di una quasi certa ricollocazione della stessa , l'armonia amministrativa sembra ricostituita.
Rimangono le perplessità circa i comportamenti tenuti da alcuni settori dell' Amministrazione e il tentativo di mascherare prima e di disorientare poi quello che si è rivelato un modo piuttosto dilettantistico di gestire i rapporti con i cittadini.
Questa condotta disdicevole rimane al di là delle soluzioni che verranno adottate , come intatti rimangono il vulnus giuridico e l'amarezza per gli atteggiamenti e le reazioni esterne ed interne (non crediamo da parte sua) di fronte ad una segnalazione che un tempo sarebbe stata accolta con ben altri commenti e letta come partecipazione dei cittadini alla vita della Comunità.
Ma evidentemente la dissociazione tra parole e fatti, tra comportamenti pubblici e privati è sempre più marcata senza che purtroppo ne venga percepita la pericolosità e ridicolaggine .
Questi sono i tempi nei quali compiere un'azione doverosa e richiamare i pubblici amministratori al proprio dovere si configura come una intromissione e una turbativa da controbattere con modi sprezzanti.
Verrebbe spontaneo chiosare le critiche con la citazione : “ Non canimus surdis” , ma è giusto che qualcosa rimanga agli atti.
Auguri a lei e buon lavoro.
Distintamente
Luciano Rizzi,
Marcello Cavagna
Ala 20.4.2013
25 aprile 2013
"Pillole" del 25 aprile - e dintorni - ad Ala
19 aprile 2013
Lettera inviata al Dirigente del SERVIZIO SISTEMAZIONE MONTANA della Provincia Autonoma di Trento in merito all'intervento di "pulizia" nell'alveo del Torrente Ala |
RISPOSTA DEL SERVIZIO BACINI MONTANI Ringraziando il Servizio della P.A.T. per la sollecita risposta, rileviamo che il contenuto della lettera non porta ulteriori informazioni rispetto al precedente intervento del dott. Andrea Darra. Va rimarcata la non comprensione da parte dell' Ente Pubblico della necessità di informare i cittadini anche quando si attuano interventi sul territorio. Questa mancanza di informazione era uno degli appunti mossi nella nostra lettera. Riteniamo che non solo all'associazione, che in questa occasione come in altre ha sollevato l'obiezione, vada indirizzata l'informazione, ma ai cittadini, sempre, preventivamente, ed in modo trasparente. |
DA QUESTA TERRAZZA DI DESOLAZIONE Una cosa è la pulizia e la sistemazione, un' altra e ben diversa é la deforestazione |
Scrive il dott. Andrea Darra, direttore dell'Ufficio Zona 3 PAT - Servizio Bacini montani |
19 aprile 2013
COMUNICATO
Abbiamo notato, anche a seguito di segnalazioni, la possibilità che il contenuto dei siti web dell' Associazione per la Tutela del Territorio e di Impegno Civile per Ala e Frazioni possa far pensare ad una contiguità tra le due realtà editoriali.
Riteniamo quindi necessario affermare un concetto per evitare equivoci interpretativi che possono sorgere in chi accede ai suddetti siti web:
l' Associazione per la Tutela del Territorio ed Impegno Civile per Ala e Frazioni sono due realtà distinte.
Le occasionali corrispondenze nell'attività redazionale dei due siti derivano esclusivamente dall' osservazione della medesima realtà locale.
Impegno Civile per Ala e Frazioni mantiene un taglio manifestamente politicizzato.
L' Associazione per la Tutela del Territorio si occupa specificatamente delle problematiche territoriali senza preclusioni ideologiche, prestando attenzione al territorio nella sua più ampia accezione di serbatoio di storia e cultura.
Un' attenzione anche critica che cerca di proporre delle soluzioni e delle alternative, con un costante invito al dialogo.
19 aprile 2013
26 marzo 2013
28 gennaio 2013
18 gennaio 2013
Iniziamo il secondo anno della nostra attività informativa
con l'augurio di un felice 2013.
Un buon anno che faccia intravvedere a tutti noi quella luce in fondo al tunnel "apparsa" tempo fa al nostro premier Monti.
Un buon anno a tutta la città, ma anche ai suoi amministratori, con l'augurio che si dimostrino capaci di cogliere le opportunità di dialogo che si presentano, promuovendo il coinvolgimento delle Associazioni e della cittadinanza tutta nelle scelte future che impegneranno, anche economicamente, i cittadini ben oltre il breve mandato della stessa amministrazione.
7 gennaio 2013
20 dicembre 2012
“ Caro Amico ti Scrivo......”
La scelta di schierarsi per convincimenti personali, per il desiderio di spendersi per aiutare la crescita e la conoscenza del proprio territorio con un impegno estraneo al tornaconto personale non sono da sole sufficienti per precostituire gratificazioni e ovviamente non assicurano riconoscenza e apprezzamento.
Si fa perché sembra una cosa giusta , per dare testimonianza, per un dovere nei confronti di valori giudicati importanti e le critiche , le disapprovazioni, le ironie e i commenti spesso denigratori sono messi in conto; è finito il tempo dell' universalità di alcuni valori e pure quello delle distinzioni nette e categoriche . Ora tutto è sfumato e trasversalmente distribuito e così è anche per l'approccio ai temi dell' ambiente e del territorio.
Scrivere per informare non è un calcolo di matematica; non sempre due più due fa quattro, le parole non hanno la ferrea e immutabile efficacia delle cifre. La sfumatura che sottende la parola si incrocia con la complessa e variegata complessità dell'interpretazione, diversa per ognuno di noi .
In controluce e sottotraccia si possono nascondere le insidie di una lettura che travisa le intenzioni spesso rese in modo inefficace. Intervengono poi fattori quali la sensibilità , gli interessi diversi, la particolarità di tante differenti realtà e qualche volta anche la malafede.
Qualunque cosa detta o scritta che abbia lo scopo di informare è soggetta a questi rischi e quindi la critica , la correzione, se necessaria anche la smentita , fanno parte delle regole del gioco.
Ma non l'insulto e peggio ancora l'insulto anonimo nascosto spesso dietro pseudonimi di fantasia che la recente diffusione della comunicazione informatica consente.
Questa Associazione ha sin dall'inizio ritenuto indispensabile mantenere un contatto aperto con l'esterno giudicandolo una irrinunciabile necessità per definire un feed – back con i lettori e le istituzioni consapevole degli infortuni nei quali si sarebbe potuto incorrere. Ma il tutto era ritenuto ampiamente compensato dalle potenzialità dello strumento comunicativo.
Le recenti polemiche sorte per quella che ancor ora consideriamo una normale e legittima richiesta di informazioni e per quanto ci riguarda chiuse dopo l'acquisizione degli indispensabili elementi di conoscenza, hanno offerto opportune e utili indicazioni circa la linea editoriale assunta ma hanno determinato il convincimento che la “ libertà “ assoluta quando mal interpretata ha delle spiacevoli complicanze.
Il tono aspro di alcuni, gli atteggiamenti pretenziosi di altri e le piccate osservazioni mai comunque sopra le righe, fanno parte delle regole del gioco o come si usa più modernamente dire oggi “ del Rischio d'Impresa” e sono accolte e ben valutate .
Ma l'offesa quella proprio no e quindi verrà attuata una limitazione, anche se parziale per l' accesso al sito.
Rimane inalterata la possibilità di interloquire e fornire indicazioni, suggerimenti e ovviamente critiche , non più però in maniera totalmente anonima.
All 'utente che desidera interfacciarsi con il sito si chiede ora l'inserimento del proprio indirizzo @e-mail. Rimane la possibilità di inviare commenti sotto “ copertura” , ma la loro pubblicazione sarà sottoposta al vaglio preventivo della Redazione.
29 novembre 2012
27 novembre 2012
26 novembre 2012
Scrive il signor alpino nei commenti all'articolo "Soccorso Al pino" :
"mi sembrate prevenuti nei confronti di questa amministrazione addebitando anche responsabilità della passata gestione non va mai bene niente se non quello che proponete voi: il mercato, la malga dei cacciatori, la sede del cai ecc...qualcosa di buono lo avranno fatto? se si....aspettiamo di leggerlo"
Egregio alpino,
si critica certo, ma non sono stati lesinati gli apprezzamenti.
Ne è stato dato atto, con articoli presenti sul sito ad esempio: per l'ultima edizione dei velluti, per i lavori di pulizia della stradina che porta ai Brustoloti, per la pista ciclabile, per i lavori di riordino urbano e per la sistemazione della Piazza Giovanni XXIII.
Non tutte sono state critiche "a prescindere", molte sono state segnalazioni e proposte : l'appello per ripristinare la sentieristica di prossimità quale quella dell' Altarello, l'evidenza delle problematiche del Palazzo Malfatti Pietro in via Torre, e la proposta di risistemare nuovi percorsi ciclo pedonabili.
E poi certo anche le critiche a questa e alla precedente amministrazione. Molto spesso non era contestato l'intervento come tale ma la mancanza di iniziativa o un approccio alla citta e al territorio che , ovviamente in modo del tutto personale, non era condiviso. Si cerca di spaziare su aspetti di costume e su alcune curiosità del territorio e delle tradizioni, e quindi l'opposizione netta si limita allo spostamento del Mercato, alla riclassificazione delle strade di arroccamento ( non ancora avvenuta), sull'impoverimento del verde urbano .
Ma d'altra parte l'amministrazione dispone di ampi mezzi per ribattere e comunicare con la cittadinanza. In quanto all'estraneità dell'amministrazione su alcuni interventi (quali?) è convinzione che la Comunità Locale e i propri organismi rappresentativi siano i responsabili di quanto avviene sul territorio di competenza.
Questa è la visione nostra per una tutela e valorizzazione del territorio. Non si pretende di esprimere una verita' assoluta. Proviamo con i nostri pochi mezzi e molti limiti, ad evidenziare e sottoporre alcune sofferenze, ben disposti ad accogliere la critica come la Sua e se possibile anche qualche suggerimento.
Cordialmente la redazione
PS. il taglio delle piante rientra in un intervento per la Protezione Civile, quindi non si comprende il Suo riferimento alla sede del CAI che, evidentemente, non ha niente a che vedere con l'operazione.
6 novembre 2012
Gli ultimi prati di Pozzo risparmiati -per ora- dagli arrampicatori
del "vino di montagna"
15 ottobre 2012
10 ottobre 2012
05 ottobre 2012
28 settembre 2012
27settembre 2012
Freno al consumo di suolo in un ddl del Governo
Oneri di urbanizzazione impiegati per "fare cassa"
Con la legge finanziaria del 2008 e per effetto del "Milleproroghe del 2010", si è stabilito che i proventi delle concessioni edilizie potessero essere utilizzati, per una quota non superiore al 50%, per il finanziamento di spese correnti dell'Ente.
Una misura che ha slegato gli oneri di urbanizzazione dalla realizzazione delle opere per le quali venivano versati. Con l'effetto che un'amministrazione potesse essere interessata acostruire piuttosto che a recuperareper il solo obiettivo di far quadrare i bilanci. Un provvedimento - quello introdotto dalla finanziaria - che ha una validità limitata nel tempo. La possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per fare cassa è prevista infatti fino alla fine di quest'anno.
Dall'ultimo Consiglio dei Ministri -14 settembre 2012- un disegno di legge quadro perlimitare il consumo di suolo e valorizzare le aree agricole.
Secondo il Presidente Mario Monti, un provvedimento di grande importanza, tanto da poter essere definito anch'esso una sorta di "Salva Italia". Questa volta non è il bilancio a dover essere salvato ma il paesaggio agricolo che, come risorsa inestimabile del Paese, è strettamente connesso alle questioni economiche.
Il Consiglio ha approvato il testo su proposta dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, per i beni culturali e dello sviluppo economico, di concerto con i ministri competenti. Dovrà acquisire il parere della Conferenza Unificata prima dell'inizio dell'iter parlamentare enon è escluso che possa diventare legge entro la fine di questa legislatura.
L'intento è porre un freno alla cementificazione del territorio agricolo. «Negli ultimi 40 anni» ha asserito Monti «la superficie agricola è passata da 18 a 13 milioni di ettari, con una perdita pari alla somma dei territori di: Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna». Una grande perdita - ha ricordato il Presidente - per la filiera agro-alimentare, con l'effetto che la produzione non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale. Ripercussioni negative, naturalmente, sul paesaggio e sugli assetti idrogeologici.
Il disegno di legge si ispira alla normativa tedesca, ha spiegato ilministro Catania: verrà fissata l'estensione massima di terreno agricolo sottraibile alla sua funzione, ovvero si stabilirà la massima superficie edificabile che verrà poi suddivisa fra le varie Regioni, secondo una distribuzione armonica su tutto il territorio nazionale.
Sonodiversi i mezzi che il disegno di legge mette in campo. Secondo quanto sintetizzato nel comunicato stampa diramato al termine del Consiglio, possono essere riassunti in 8 punti. Li riportiamo:
1.Vengono identificati come "terreni agricoli" tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola;
2.Si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell'estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d'uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell'assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate;
3. Si prevede il divieto di cambiare la destinazione d'uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell'ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l'intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell'attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione;
4.Viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l'attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti.
5.Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole al fine di identificare i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici adottati non prevedono l'ampliamento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite determinato dalle Regioni, che possono chiedere di essere inseriti.
6. Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità - consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria - e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'Ente locale.
7.Si abroga inoltre la norma che prevede che una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal Testo Unico in materia edilizia sia utilizzata per il finanziamento delle spese correnti dell'ente locale. Il fine è quello di disincentivare l'attività edificatoria sul territorio.
23 settembre 2012
ALA - Porta S.Giovanni
Fino alla prima metà del secolo scorso Ala era munita di due porte situate l'una nella piazza del mercato (ora piazza Giovanni XXIII, ex Statuto) tra l'attuale ospedale e le Bastie e l'altra in piazza del Ponte sull'Ala tra la chiesa di S. Giovannino (del 1740) ed il Filatoio di seta Gresti.
L'origine di tali ingressi non è di certo molto remota. Pare assodato che la Portad'Italia (detta anche "Porta del Spiaz"), verso Verona fosse sorta verso il 1630, quando infieriva la peste, che purtroppo venne importata anche ad Ala per mezzo di una collana di perle e di un quadro della famiglia veronese Rottari ereditato dai baroni Taddei. Per porre appunto un argine e per controllare il passaggio di persone e di mercanzie sospette, venne deliberata, quale misura sanitaria, l'erezione di questa porta.
Ma non si deve dimenticare però che quelli erano tempi di vendette, di uccisioni, di assassinii, d'improvvisi assalti di alpigiani, che scendevano dai Monti Lessini, come ce lo conferma il Gattioli nella sua Cronaca inedita di Ala, per cui quella della peste può essere stata solo una causa movente dell'erezione delle porte, mentre la necessità del controllo dei forestieri era sentita da tempo.
La Porta d'Italia era ad un solo arco e venne demolita nel 1844, purtroppo "con sollecito zelo" dice un cronista dell'epoca e "dispiacque a parecchi perché tolse ogni indizio di città".
Porta S. Giovanni, invece, era ad un arco maggiore nel mezzo ed a due laterali minori con relative porticine, quindi di struttura architettonica migliore della meridionale. Essa venne demolita nel 1796 all'epoca del generale Beaulieu, che battuto in Piemonte e in Lombardia si ritirò e si trincerò in Ala e non a Rovereto come vorrebbero asserire alcuni storici, in attesa di rinforzi.
A poche decine di metri da queste porte vi erano apposite iscrizioni su pietre con l'ordine di disarmarsi:
— "Qui si depongono le armi e si levan le cartelle agli schioppi".
dalla Guida storico-turistica di Ala e frazioni, di Italo Coser 1975
23 settembre 2012
"Voi, giardinieri della valle"
(quando si esagera con la retorica)
23 settembre. A vendemmia quasi ultimata,
così si presenta l'uva nei "giardini".
Diventerà DOC o IGT trentino.....alla salute!
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